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Yuri Temirkanov dirige l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo a Santa Cecilia, Roma

foto2Era stato costretto ad annullare i concerti previsti qualche mese fa a Santa Cecilia per problemi di salute, ma stavolta Yuri Temirkanov è puntualmente arrivato a Roma con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo che dirige fin dal 1998.

La più antica orchestra russa (fondata nel 1882) si è prodigata in un programma di collaudatissimo repertorio, molto elegante e quasi interamente russo, all’insegna di Čajkovskij con il poema sinfonico Francesca da Rimini, Stravinskij con Petrushka e il concerto per violino di Mendelssohn, che ha letteralmente incantato il pubblico romano.

Certo è difficile, difficilissimo, quasi raro poter ascoltare Čajkovskij come lo suona la Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Temirkanov: la potenza del suono, l’incredibile profondità degli arpeggi incantano con pathos travolgente nelle tormentate e intense note del poema sinfonico Francesca da Rimini nella vicenda ispirata al celebre episodio cantato da Dante nel Quinto canto dell’Inferno sul dramma dell’amore e sulla rivendicazione della propria libertà.

Proviene dal repertorio popolare la tenera e malinconica storia di Petrushka, uno dei balletti della celebre triade, insieme all’Uccello d fuoco e alla Sagra della Primavera, che Stravinskij scrisse per la compagnia dei Balletti Russi diretta da Diaghilev: nei quattro quadri Temirkanov e l’Orchestra animano con vigore Petrushka, la Ballerina e il Moro, burattini protagonisti della vicenda attraverso una consolidata varietà di stili, fra timbri stridenti, imitazioni di altri strumenti e valzer lasciando gustare ogni colore e ogni minimo dettaglio della vicenda. Di certo si tratta di partiture conosciute perfettamente, padroneggiate con disinvolta scioltezza e audacia. Incastonato tra questi due capolavori di musica russa si ergeva il lirico appassionato e brillante del Concerto per violino di Felix Mendelssohn nei tre movimenti che quasi si fondono in un processo osmotico l’un l’altro dove spiccava il violino dalla bellissima violinista spagnola Leticia Moreno, molto attenta alla tecnica, forse un po’ meno a lasciarsi andare all’interpretazione.

Magnifici i due bis in chiusura con il Pas de deux dello Schiaccianoci come non lo si era mai sentito. Scroscianti applausi del pubblico romano per un concerto davvero bellissimo e carico di emozioni.

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