commedia musicale di George Axelrod, traduzione e adattamento di Edoardo Erba
Le tentazioni non mancano e neanche i sensi di colpa
———-
Quando la moglie è in vacanza è una commedia musicale sulle fantasie erotiche dell’uomo medio, ingabbiato dentro le maglie del perbenismo di una certa “middle class”, a cui si presenta inaspettatamente l’occasione di rendere concrete certe fantasie.
Riccardo, un editore di mezza età regolarmente sposato, tranquillo come un vulcano spento, vive la sua banale quotidianità con la linearità e la piattezza dell’abitudine, ma succede qualcosa che riaccende il vulcano: la moglie è andata in vacanza e LUI È SOOOLO!!! Finalmente si può rilassare. Nel grande soggiorno studio tappezzato di libri, con una grande finestra balcone su Roma, Riccardo si sente libero di fare quel che vuole senza programmi né costrizioni: una partita in TV, un po’ di cronaca, una canzone cantata con la base, una spolveratina ai suoi ricordi (o fantasie?) che si materializzano in una sfilata delle sue presunte conquiste e il vulcano comincia a riscaldarsi, mentre il suo alter ego proiettato su una parete laterale fa la voce della coscienza. La moglie lo stressa al telefono e un forte rumore lo fa sobbalzare: dal piano superiore una pianta di limone è caduta sul suo balcone e dopo un po’ si presenta la proprietaria, una bella bionda coscia lunga con gli shorts, sciolta nelle parole e negli atteggiamenti, che crea vari qui pro quo nella mente di Riccardo, pericolosamente in bilico tra l’esplosione del vulcano e la voce della coscienza.
Massimo Ghini, che ha di natura un volto teatrale, per la mobilità espressiva degli occhi e della bocca, l’aria un po’ spaesata (mi viene in mente la canzone su Genova di Paolo Conte ”con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, … che ben sicuri mai non siamo e circospetti ci muoviamo, un po’ randagi ci sentiamo), incarna a meraviglia i cambiamenti d’umore di Riccardo, la lotta tra il desiderio e il dovere, gli scontri con la sua coscienza che lo stressa coi sensi di colpa, l’estasi voluttuosa davanti alla bellezza femminile. È una satira ai dogmi del perbenismo bigotto e standardizzato che non tiene conto del bene personale ma di quello degli altri, che santifica la verità e la sincerità a tutti i costi e che non permette nessuna espansione reale alle nostre fantasie.
Attore completo e versatile, Ghini ha una grande padronanza scenica, vive la situazione non la recita, riesce a trasmettere l’insicurezza di chi si trova in situazioni incresciose combattuto tra il volere e il dovere, il ritmo è serrato e leggero, la naturalezza del gesto e della parola danno una dimensione reale alla vicenda, è un bell’uomo, in più canta e canta bene, sul fiato, con bel timbro scuro, giusta intonazione e voce impostata, in grado di modulare e ammorbidire i suoni; un artista perfetto per un revival della commedia musicale portata in scena a suo tempo dal grande Johnny Dorelli. Bravissimo! Lo affianca Elena Santarelli, una bellissima ragazza, altissima e ben fatta, con un abbigliamento ridotto (prima con gli shorts poi con un abitino nero corto) che mette in evidenza le sue grazie, per il piacere e il turbamento dell’indeciso Riccardo, che si agita, accende una sigaretta, beve un sorso di ruhm, duetta con lei al pianoforte. Lei è svampita, cinica, sciolta e disinibita, ma garbata e rispettosa, recita e si muove benissimo.
Le musiche e le canzoni sono di Renato Zero.
In scena con i protagonisti altri bravissimi attori, in grado di dare credibilità al loro ruolo: Edoardo Sala è il prof Brusaioli, figura tipica dello strizzacervelli, sicuro e determinato soprattutto per il suo tornaconto, Anna Vinci è la moglie Silvia serena, moderna e mondana al punto giusto, Luca Scapparone è Tommy Maccaferry, un affascinante scrittore sicuro di sé e narcisista, eccessivo e gesticolante che si sente sempre sotto le luci della ribalta, Bianca Giannasso è una segretaria compunta e puntuta ma col fuoco nascosto, Giorgia Cerruti è un fior di ragazzona francese con striminziti hot pants, Katia Nannavecchia con abito blu schiena scoperta e petto in fuori è una provocante Liliana.
Tutte ben caratterizzate e ben carrozzate avanti e retro queste amanti presunte, immaginate, agognate, immaginarie o vere, reali, tangibili del protagonista…chissà?
Le scene belle e luminose sono di Aldo Buti, il disegno luci di Adriano Pisi, i costumi appropriati di Ornella Campale.
Fantastica l’impostazione registica di Alessandro d’Alatri, che fa convivere seppur distinti immaginario e realtà: fa svolgere l’azione on stage con attori e scene colorate e proietta in bianco e nero sul velatino o sulle pareti laterali le insicurezze, le smanie, le confessioni, le fantasie, le paure, le gelosie, i ricordi dei personaggi (come si fa nelle soap opera). C’è anche una passeggiata in moto di loro due per Roma che ci ricorda “Vacanze romane”, che Ghini ha interpretato tempo fa. Talvolta le fantasie si materializzano e l’immaginario si concretizza nelle persone che agiscono in scena, è difficile spiegare, bisogna vedere perché l’alternarsi e il concatenarsi di reale e di immaginario non segue sempre gli stessi schemi.
Lo spettacolo, divertente, fatto molto bene e assolutamente da vedere, è una produzione La Pirandelliana.