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In replica domenica 26 aprile, presso Teatro Akropolis, il debutto nazionale di Morte di Zarathustra: lo spettacolo, parte di un progetto più ampio che comprende la pubblicazione di un libro, che porta lo stesso titolo e un percorso di ricerca condotto con un gruppo di attori a Teatro Akropolis.
Con la drammaturgia e regia di Clemente Tafuri, David Beronio, con Luca Donatiello, Francesca Melis, Alessandro Romi, Felice Siciliano il lavoro è l’esito sulla scena di un percorso di ricerca sulla nascita della tragedia, ispirato a Nietzsche e alle sue scoperte sul coro ditirambico, cioè quella straordinaria esperienza che è all’origine della tragedia classica e di cui si hanno pochissime tracce. Ma è proprio partendo da questa forma d’espressione originaria, così remota e misteriosa, che è possibile immaginare un senso diverso per il corpo e la sua presenza.
Il mito si presenta così nella sua natura più essenziale, sorge dall’azione stessa, balena come una piccola storia che subito svanisce, prima ancora di rendersi riconoscibile, prima ancora che chi assiste possa assimilarla a ciò che conosce. È proprio nei corpi degli attori, Luca Donatiello, Francesca Melis, Alessandro Romi, Felice Siciliano, che le immagini si costituiscono, e nel loro movimento esse si sgretolano, liberando lo spazio per la musica e il rumore, la luce e l’ombra, per poi occuparlo nuovamente con la voce e il movimento. Le figure che si avvicendano in Morte di Zarathustra sono familiari ed estranee al tempo stesso, dall’aspetto proteiforme. Non fanno appello alla memoria personale del pubblico ma alla sua memoria mitica, al fondo condiviso della coscienza di ognuno. E la sentenza di Nietzsche è ciò che rimane di questo oscuro sogno, non un pensiero ma, ancora una volta, un’immagine del mondo.