giovedì, Novembre 30, 2023

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Ted 2

fotoL’antropomorfizzazione degli animali ha antenati illustri in Esopo e Fedro fino a giungere ai cartoni animati e alle animazioni in cui i singoli animali assumono caratteri positivi e negativi dei vari uomini volendo in un certo senso evidenziarli e quindi spingere l’umanità a liberarsi dei difetti: fosse così semplice… ma dicevano gli antichi gutta cavat lapidem

In questo vasto e ormai estesissimo filone si pone Ted 2, ideato dalla guizzante mente di Seth Mac Farlane – ne è anche la voce – il quale nel 2012 ha prodotto un precedente lungometraggio che all’epoca ha spopolato anche se ovviamente non l’hanno visto tutti, comunque i paragoni sono sempre controproducenti e inutili perché ogni opera vale di per sé.

D’altra parte l’attuale film può benissimo essere apprezzato anche da chi non conosce il primo perché è intuitivo comprendere che l’orsacchiotto Ted vive in virtù del grande desiderio di John – il validissimo Mark Wahlberg capace di vestirsi della dolce melanconia di un dolente divorziato – di prolungare nella vita quella piacevole, calda, consolatoria e fidata amicizia dell’infanzia. E fidato Ted lo è, ma non è esattamente quello che si dice un gentiluomo, anzi pur essendo fondamentalmente un bonaccione ha recepito quanto c’è di più colorito e irriverente nell’uomo quanto a gag caustiche, battute ‘ferocette’, alcool, droga…: quanto di peggio per i moralissimi Stati Uniti che hanno pensato bene di vietare la pellicola ai minori di 17 anni.

Invece al di là delle apparenze e di alcuni momenti volutamente provocatori e un po’ forzati come la ricerca da parte di Ted dello sperma per riuscire a fare avere alla mogliettina insoddisfatta un figlio che faccia da collante alla loro unione traballante, il film è intessuto di una forte aspirazione a una vita fatta di valori, significati e senso di sé tanto che una buona parte della pellicola è giocata sull’identità sociale e civile dell’orsetto cui vengono tolti quei diritti civili che lo Stato non ha mai messo in discussione finché non ha voluto essere padre… quasi che tutti riescano a essere padri in virtù di quei diritti…

Un discorso impegnativo che è metafora dell’identità e dell’essere di ciascuno e che fa quasi pensare che Ted rappresenti una delle due anime di John (così come Pascoli parla dell’esistenza in ciascuno di noi di due fanciullini di cui uno cresce e l’altro resta bambino…) e che insieme fatichino a trovare una dimensione adulta.

Una battaglia contro l’essere ‘cosa’ con risvolti ironici e patetici fatta di carte bollate, avvocati, marjuana, formazione culturale piuttosto elementare dei protagonisti in contrapposizione con quella della giovane avvocato – egregiamente interpretata dalla brava Amanda Seyfried – (anche lei con le sue debolezze e insicurezze che risolve con l’aiuto del ‘fumo’) che si appassiona alla causa così difficile da avere bisogno di un grande giurista: insomma tra le righe un discorso molto più educativo di quanto non sembri e una satira contro il perbenismo apparente di cui Ted è l’assoluto contraltare.

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