Mercoledì 15 luglio alle ore 21 debutta alle Terme di Caracalla la Turandot, seconda produzione della stagione estiva del Teatro dell’Opera nel mini festival dedicato a Puccini.
Per la seconda opera della stagione estiva, va in scena un nuovo allestimento di Turandot con la regia, i costumi e le scene di Denis Krief (sua la Rusalka che lo scorso novembre ha inaugurato con inatteso successo la stagione in sostituzione dell’annunciata Aida): veterano dell’opera puccinania che ha portato in scena per sei volte dal lontano 2000, ma al debutto alle Terme di Caracalla, Krief proporrà al pubblico non il finale di Berio (recentemente ascoltato in occasione dell’apertura di Expo al Teatro alla Scala di Milano), né il doppio finale di Alfano, ma il finale incompiuto di Puccini che si chiude con la morte di Liù, già proposto anche nel 2013, nell’ultimo allestimento visto al Costanzi.
“Ci sono dei falsi problemi circa l’incompiutezza della Turandot – esordisce Krief – Puccini non si è fermato nella composizione perché non sapeva come scrivere un duetto d’amore, ma perché non sapeva come finire la storia come viene confermato dai carteggi con Luigi Ricordi e i librettisti. Si è trattato di un problema di tipo drammaturgico e non certo musicale. E lo spettacolo deve dimostrare di essere compiuto così, con un finale sublime, nel senso romantico e kantiano del termine”.
Sulla stessa linea d’onda anche il Maestro Juraj Valčuha (sostituito nelle repliche del 4 e 8 agosto dal Maestro Carlo Donadio), direttore dell’Orchestra Nazionale della Rai di Torino, già ospite a Santa Cecilia e al suo debutto all’Opera.
“Ci sono capolavori incompiuti come la Decima di Mahler, che incompiuti di fatto non sono tanto che è impossibile poterne immaginarne una sola nota in più: in tal senso è meglio mantenere il finale incompiuto di Puccini e tentare di carpire l’enigma della Turandot. Con la sua ultima opera Puccini è arrivato al linguaggio moderno, d’avanguardia con colori orchestrali che richiamano l’Oriente e la musica francese racchiudendo colori nuovi e sfumature diverse come l’umanità di Liù o la tensione dell’enigma – conclude Valčuha.
“Il regista non deve mai essere servile nei confronti del testo: io propongo un mio punto di vista e sarà il pubblico a interpretarlo in base alle proprie esperienze personali – sottolinea Krief che scavando al di là dell’apparente semplicità del libretto ha pensato a Turandot come a una donna che rifiuta la maturità sentimentale rifiutando gli uomini e a Calaf come a un personaggio borderline, in bilico fra mondo reale e mondo onirico – In questa Turandot ho cercato di far sposare la poetica dei ruderi con quella della rappresentazione dell’opera di Puccini e ho utilizzato il bamboo e il legno come materiali della muraglia in scena a evocare le mie impressioni di viaggiatore in Cina. Mi concentro soprattutto sulla storia: Turandot per me è la dannazione di Calaf”.
Grande opera di cantanti e maestosa opera sinfonica, storia metateatrale in bilico fra Gozzi e Goldoni, fra la commedia dell’arte (evocata ancora da Ping Pong e Pang) e il realismo psicologico, la Turandot propone un cast di “debuttanti” all’Opera di Roma.
Nel ruolo della superba Turandot il teutonico soprano svedese Iréne Theorin, tra le maggiori interpreti del ruolo del titolo, nonché acclamata interprete wagneriana cui si alternerà Maria Billeri (31 luglio, 4 e 8 agosto), nel ruolo di Calaf si alterneranno Jorge De Leon e Antonello Palombi (20 e 31 luglio, 4 e 8 agosto), mentre la devota schiava Liù sarà interpretata da María Katzarava e Rocío Ignacio (28 e 31 luglio). Nel ruolo dei tre funzionari di corte Igor Gnidii (Ping), Massimiliano Chiarolla (Pong), Gianluca Floris (Pang). Completano il cast Marco Spotti (Timur), Gianfranco Montresor (Mandarino) e Max René Cosotti (Altoum), il Coro diretto da Roberto Gabbiani e gli allievi della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma diretta da José Maria Sciutto.
Sul palco di Caracalla quest’anno si alterneranno in scena le tre opere della stagione estiva (alla Butterfly e alla Turandot si affiancherà dal 25 luglio anche la ripresa della Bohéme di Livermore che ha debuttato lo scorso anno) rendendo ancor più eterogenea e ghiotta la proposta per il pubblico estivo che contempla non solo romani, ma anche un consistente numero di turisti.
Un’idea vincente che rientra nel nuovo corso del teatro e già ripagata dai numeri della biglietteria che parlano chiaro: dall’inizio del 2015 fino ad ora gli incassi della stagione del Teatro dell’Opera hanno già raggiunto i 7 milioni e 750mila euro a fronte dei 7milioni e 730mila euro registrati in chiusura della scorsa stagione, il 31 dicembre 2014: un successo straordinario che ben riflette “lo stato di salute del Teatro e la risposta del pubblico al lavoro che si sta facendo” come orgogliosamente sottolineato dal Sovrintendente Carlo Fuortes.
Dopo la “prima” di mercoledì 15 luglio, trasmessa in diretta su Rai Radio Tre che rinsalda la collaborazione con l’Opera, la Turandot sarà replicata per altre sette recite nelle serate di sabato 18, lunedì 20, venerdì 24, martedì 28, venerdì 31 luglio e ad agosto martedì 4 e sabato 8.
La Lezione di Opera sulla Turandot tenuta dal Maestro Giovanni Bietti si svolgerà mercoledì 15 luglio, ore 19, in occasione della “prima”: la lezione è aperta a tutti, il prezzo del biglietto è di 5 euro, info e prenotazioni: Tel. 06 48160312 – 532 – 533; Fax 06 4872112; promozione.pubblico@operaroma.it, dipartimento.didattica@operaroma.it.