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Made in Italy

Dopo vent'anni da "Radiofreccia", Luciano Ligabue torna alla regia cinematografica. Protagonisti del suo nuovo film Stefano Accorsi e Kasia Smutniak

Genere: commedia

Regia: Luciano Ligabue

Cast: Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi, Tobia De Angelis, Leonardo Santini, Jefferson Jeyaseelan, Francesco Colella, Silvia Corradin, Giuseppe Gaiani, Naya Manson, Filippo Pagotto

Origine: Italia

Anno: 2018

Durata: 104’

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A circa vent’anni dall’esordio dietro la macchina da presa con il mitico Radiofreccia (1998), in cui traccia uno spaccato dell’Emilia e dell’Italia nella seconda metà degli anni settanta (film che ha collezionato 3 David di Donatello, 2 Nastri d’Argento e che dal 2006 è inserito nell’archivio cinematografico permanente del MoMa di New York), e a sedici anni dalla sua seconda regia (Da zero a dieci del 2002), Luciano Ligabue è sugli schermi con la terza opera Made in Italy in cui ritrova, oltre alla collaborazione con un bravissimo Stefano Accorsi (Riko, il protagonista), i temi che gli sono cari della provincia emiliana e della gente semplice, quella che non fa notizia su giornali e tv se non è coinvolta in eventi eccezionali.

Ligabue – una delle maggiori figure del rock italiano (20 album e diverse centinaia di concerti), scrittore di successo (5 volumi pubblicati) oltre che regista e sceneggiatore – si distingue nel panorama non solo musicale del nostro Paese per essere rimasto legato all’ambiente in cui è cresciuto. Il suo microcosmo è quello dell’emiliana Correggio (dove l’artista è nato nel 1960) ricco di persone e ‘personaggi’ che ne animano i testi (delle canzoni, dei racconti o delle sceneggiature) con le loro semplici ma reali storie di vita quotidiana tra famiglia, amici, avventure, bar e luoghi di lavoro.

All’origine di Made in Italy vi è l’omonimo concept album (il primo nella discografia di Ligabue) pubblicato nel 2016, un inno al coraggio di chi non si arrende di fronte alle difficoltà e continua a lottare anche contro chi è avvantaggiato dall’avere ‘Santi in Paradiso’. Se questi, infatti, sono abbastanza ‘di peso’, chi li ha non si trova nella condizione di Riko che dopo oltre vent’anni di onesto ed entusiasta lavoro (insacca mortadelle) è ‘sacrificato’ sull’altare del budget aziendale.

Perdere il lavoro significa perdere dignità perché una persona, a prescindere dalle problematiche economiche, si sente integrata nella società e a questa utile solo lavorando. I riflessi psicologici di un licenziamento assumono una valenza tale da trasformare il carattere di chi ne è rimasto vittima. Ligabue, ottimamente coadiuvato da Stefano Accorsi, tratta questo tema con grande pudore ed è proprio la mancanza di ‘grida’ con cui accompagna la discesa agli inferi di Riko a fare di questa parte del film un momento che resta inciso nella memoria.

Made in Italy sotto l’apparente leggerezza dell’atmosfera e dei caratteri emiliani offre non pochi spunti di riflessione, a volte racchiusi in brevi inquadrature: esemplare, per esempio, il rapporto con il giornalista nell’intervista televisiva a Riko dimesso dall’ospedale dopo la manganellata ricevuta accidentalmente durante la manifestazione romana cui con gli amici di sempre partecipa soprattutto come ‘vacanza’ dalla monotonia di una vita consumata tra un lavoro non appagante, un matrimonio senza più entusiasmi (molto brava Kasia Smutniak), gli scherzi tra amici, il bar, qualche fugace avventura consumata nella campagna intorno al paese…

Ligabue parla del nostro Paese e delle storture che colpiscono principalmente i più deboli (un fisco inesorabile con gli onesti ma debole con gli evasori, l’età pensionabile che slitta in avanti, i licenziamenti sempre più facili, i giovani sfruttati con lavori precari spesso senza prospettive, neppure formative…) con grande garbo e sensibilità, senza pronunciare invettive, anzi avvolgendo critiche e denunce in una dolcezza che è dichiarazione d’amore verso l’Italia. Dichiarazione che non può e non vuole nascondere l’amaro della delusione velato, ma non troppo, dal finale in cui Riko ritrova dignità, voglia di vivere e una nuova giovinezza… altrove.

Pur con qualche difetto e limite Made in Italy è un bel film che fa riflettere su di noi e sulla società che ci circonda e mostra come si possono trattare argomenti seri anche divertendo e soprattutto in modo civile.

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