Ebbene sì, il vento della parola antica, quella che proviene dalla vicina Magna Graecia, soffia su Catanzaro. E soffia forte. Del resto, non è un caso se ciò avvenga proprio nel capoluogo di regione dove “Graecalis” è nato cinque anni fa grazie al ciclo di rappresentazioni classiche curate del Teatro di Calabria “Aroldo Tieri” di cui è presidente Anna Melania Corrado con Aldo Conforto, direttore artistico della compagnia. Eh sì, perché Graecalis, nella sua quinta consecutiva edizione ha portato sul palco dell’Auditorium “Aldo Casalinuovo” della città dei Tre colli l’Orestea di Eschilo, la trilogia che racchiude le tragedie “Agamennone” e “Coefore” – i cui testi sono stati sapientemente ridotti dal professor Luigi La Rosa per la regia dello stesso Conforto – e le “Eumenidi” che si terranno il prossimo 12 luglio nella stessa location. Orestea, delle trilogie del teatro greco classico è l’unica – va detto – che sia sopravvissuta integralmente e che rappresenta, come detto, un’unica storia. Il canovaccio dell’opera di Eschilo ruota intorno alla figura di Agamennone (Salvatore Venuto), re di Argo, alla partenza per la guerra di Troia. Quando questi s’accorse che non aveva venti a favore, pur di godere dell’aiuto degli dei sacrificò la bella figlia Ifigenia. Cosicché i venti divennero più propizi e la flotta poté riprendere il viaggio. L’omicidio di Ifigenia turbò alquanto Clitennestra che aveva maturato l’idea di vendicare il sacrificio della figlia, convincendo Egisto, cugino del marito e suo amante ad aiutarla nel compiere questo tragico gesto. Dunque la prima tragedia narra quindi come Agamennone, di ritorno dalla guerra, venga ucciso insieme a Cassandra (una brava Mariarita Albanese), principessa troiana fatta da lui schiava dalla moglie Clitennestra (Alessandra Macchioni), con l’aiuto di Egisto (Paolo Formoso). La scena prende piede con il coro degli anziani notabili (Liano Cosentino, Mario Sei, Lorenzo Costa, Domenico Polizzi), che nonostante il ritorno di Agamennone in patria – annunciata dall’Araldo (Bunty Andrea Giudice) – hanno il terribile presentimento di morte per il loro sovrano e maledicono, per questo motivo, Clitennestra ed Egisto. Struggente l’interpretazione di Cassandra che profetizza come sia lei che Agamennone saranno uccisi. Ed ancora. Oreste (il cui ruolo è interpretato pure da un eccezionale Salvatore Venuto) dopo qualche anno ritorna ad Argo per vendicare la morte del padre. Si ferma a pregare sulla sua tomba e vi depone come offerta una ciocca dei suoi capelli. Nel frattempo, avanza verso la tomba un corteo di portatrici di libagioni: le coefore (Faustina Bagnato, Alba Maria Citriniti, Maria Rita Guaragna) guidato da Elettra (una brava Marta Parise), sorella di Oreste. Elettra scorge la ciocca di capelli che era stata deposta e un’orma identica alla propria e comprende che esse appartengono al fratello. A questo punto Oreste s’avvicina e si fa riconoscere dalla sorella e i due vogliono decidono di vendicare la morte del padre. Oreste si presenta alla reggia fingendosi un mercante straniero venuto per annunciare a Clitennestra la morte del figlio Oreste. Clitennestra, lo invita a entrar nella reggia e manda a chiamare Egisto affinché interroghi il forestiero. (Intensa poi l’interpretazione della nutrice di Oreste (Anna Maria Corea), nel momento in cui gli era giunta la falsa notizia che Oreste era morto). Egisto entrato nel palazzo viene così ucciso da Oreste. Quest’ultimo nel contempo ha la mente sconvolta (perché vede le Erinni, le terribili dee vendicatrici che lo perseguitano, lui che è preso dal dolore nella scelta come figlio di uccidere la madre o non farlo) alla fine poi agisce ed uccide la madre onorando così la morte del padre.