Che la Casa Teatro Ragazzi ci abbia abituato alla poesia in tre dimensioni non è una novità; che la magia dell’arte scenica ospiti le espressioni di artisti internazionali, ospitati dalla realtà torinese, non è cosa nuova; che il limite della comprensione linguistica a teatro sia facilmente valicabile da una perfetta interazione palco/platea sembri assodato, dopo la performance della produzione Catherine Wheels Theatre Company, non dovrebbe stupire.
White presenta un mondo candido e incontaminato, il mondo dei due vicini/amici/fratelli Cotton e Wrinkle, una realtà bianca come può esserlo un foglio da disegno vuoto. Bianco, intonso, pulito, immediatamente riconoscibile al di là del background culturale di chi lo osserva.
Lo sforzo assurdo e sovrumano dei figuranti di mantenere questo mondo bianco intonso e pulito nasconde a stento il potenziale creativo che tutti, a prescindere dalla nazionalità, si aspettano di veder riversato sopra e intorno ad esso, come matite, pastelli e pennarelli riversano la loro creatività colorata sopra un foglio di carta. Lo stesso potenziale di un uovo bianco, che schiudendosi rivela i colori dalle infinite varietà delle specie volatili, mute e invisibili co-protagoniste del piccolo gioiello scenico pensato da Andy Manley e diretto da Gill Robertson.
Cotton e Wrinkle trascorrono la loro esistenza alternando gli obblighi professionali, impegnati a mantenere l’esclusività dell’unico colore ammissibile del loro mondo (white, white, white… ), al curioso hobby dell’allevamento di uova. In qualche modo ignari dell’eventualità che da un uovo bianco possa nascere una creatura colorata, la comparsa dei colori nella loro realtà in bianco e nero – senza il nero – scatenerà la “ricolorazione” della loro esistenza.
Oltre a possibile metafora dell’inclusione e dell’integrazione, oltre a riflessione sul superamento delle paure e delle diffidenze nei confronti di quanto è diverso da noi, White è anche e soprattutto una meraviglia visiva, disarmante e commovente per la sua semplicità.
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WHITE
di Andy Manley
regia Gill Robertson
costumi Shona Reppe
musiche Danny Krass
progettazione illuminotecnica Craig Fleming
con Cotton e Wrinkle
produzione Catherine Wheels Theatre Company
in collaborazione con SEGNI New Generations Festival