Lo scorso fine settimana Teatri d’Imbarco, compagnia di residenza del Teatro delle Spiagge, e Laboratori Permanenti hanno proposto al pubblico un viaggio nell’America Latina. ¡Ay Sudamérica! è una rassegna di tre spettacoli teatrali, incorniciati da una mostra fotografica. Gli scatti di Lucia Baldini raccolti in Luci sulla ribalta raccontano una Cuba in bianco e nero, senza l’esoticità dei suoi colori sgargianti; i volti, la musica, Fidel, il progetto itinerante Scarpe senza donne raccontano un’isola coerente con la propria geografia, a metà strada – o a metà mare – tra il ritmo latino e la frenesia occidentale. Johan Esmiro Tirado Diaz, con Quiero morirme de manera singular, ha portato per la prima volta sul palcoscenico la storia di Jaime Garzon, comico colombiano che attraverso la satira ha condannato la corruzione del suo paese, arrivando a chiedersi da chi sarebbe stato ucciso, se dai guerriglieri, i militari, i narcos o il governo. Il viaggio trasporta poi gli spettatori in Messico, prima con Messico e nuvole e poi con Fino all’ultimo sguardo – ritratto messicano di Tina Modotti, in cui la chitarra di Chiara Riondino accompagna Beatrice Visibelli nel racconto della fotografa e attivista politica italiana nel periodo più complicato della sua vita, che proprio in Messico trovò fine.
In Messico e nuvole Caterina Casini traccia un profilo antropologico del paese che nasce in Sudamerica e si proietta a nord, cercando di afferrare l’America, quella dell’altro emisfero. Forse perché respira l’aria di entrambi i continenti che tocca, il Messico resta unico e indipendente rispetto agli altri paesi, anche quelli più vicini. Il popolo che lo abita ha una propria visione della realtà, che lo porta a consumare l’esistenza in modo diverso da tutto il resto del mondo: i colori, i ritornelli, il rapporto con l’aldilà, ogni aspetto della vita è permeato dalla passionalità. Una passionalità che non è – o non è soltanto – cedere alle emozioni travolgenti, all’eros carnale, ma anche vivere il presente con insolito fervore. È un Messico verace e appassionato quello letto, interpretato e cantato dall’attrice, un Messico vivido, che si mostra per come è concepito e costruito da chi ne è parte fin dalla nascita. È il Messico de La cucaracha e degli scatti di Henri Cartier Bresson, il Messico che ha dato i natali a Frida Kahlo e che ha accolto Tina Modotti, diventando per entrambe un soggetto artistico fondamentale. Caterina Casini coglie la singolarità dello spirito messicano, proponendo al pubblico una serie di piccoli quadri sulla realtà centroamericana, un mosaico sociale e culturale che ne descrive la ricchezza, ne trasmette il folklore. La calda voce dell’attrice e le sue scelte di costume e colore ben si prestano a descrivere una terra percorsa dal Tropico del Cancro, un paese che gioca con la morte perché sa consumare la vita senza perderne alcuno scorcio. Messico e nuvole, la faccia dolce dell’America.