A sipario aperto, una coppia attende gli ospiti, chiacchierando sommessamente e indirizzando garbati sorrisi al pubblico che prende posto in sala.
Allo spegnersi delle luci, si presentano. Sono i Prudes dice James, anzi no corregge Jessica. Non sono sposati e hanno problemi sessuali, non sono quindi puritani e moralisti e devono affrontare in un pubblico confessionale le loro difficoltà.
Inizia un confronto che mette a nudo ritrosie e aspettative, un’ultima chance per affrontare i blocchi fisiologici e psicologici esorcizzandoli in una sorta di seduta psicanalitica collettiva.
I due si amano, la loro relazione è stabile da 9 anni e convivono da 6 anche se non pensano al matrimonio. Da 14 mesi e 4 giorni James non mostra interesse sessuale, racconta Jessica che preme per cercare una soluzione adeguata a scuotere il partner dal torpore ormonale, fosse anche quella di discutere la situazione e consumare un approccio davanti agli spettatori, non per esibizionismo ma a scopo terapeutico, altrimenti lo lascerà.
Davanti alla tavola apparecchiata e a un calice di vino, in sordina si confidano, si raccontano, si stuzzicano, si provocano in un crescendo di tensione. Alzatisi da tavola, agli opposti estremi del palcoscenico, illuminati alternativamente raccontano ciascuno la propria verità, tornando indietro con la memoria ai traumi infantili adolescenziali che potrebbero essere la causa remota della perdita di attrazione fisica.
Un crescendo di introspezione psicologica che chiama in causa vissuto e contesto familiare mai affrontati, conflitti emotivi mai confessati e rancori che fanno dubitare della veridicità dell’altro e minano la sintonia affettiva.
Il pubblico è coinvolto senza schierarsi, la coppia denuncia il suo dramma, ciascuno con i propri strumenti e la propria visione. Jessica combatte per salvare il rapporto senza timore di svelarsi troppo e scavare nel profondo, James subisce il sarcasmo della donna e i suoi forzosi tentativi di utilizzare i moderni ‘aiutini’ della medicina, tentando di schernirsi.
Carlotta Proietti e Gianluigi Fogacci mettono a nudo le fragilità dei loro personaggi con ritmo brioso, pungente sarcasmo e disinibita sincerità. Carlotta è quasi sfrontata nella sua determinazione e fa ridere senza scadere nel licenzioso, grazie anche a una fisicità prorompente; Gianluigi Fogacci (che è anche il regista) ne subisce il dominio con una problematica inadeguatezza al tema, un impaccio a prendere atto delle difficoltà che l’uomo contemporaneo si trova a vivere.
Analizzato il passato, affrontato il presente, forse avranno ancora un futuro, come fa presagire l’abbraccio finale, giunto dopo qualche lungaggine.
Scene e costumi di Susanna Proietti, musiche originali di Giovanni Mancini.
Comicità e dramma si fondono in questo testo irriverente del drammaturgo e regista scozzese Antony Neilson, esponente dell’In-yer-face theatre, genere teatrale prediletto dai giovani drammaturghi britannici per rappresentare temi di natura sessuale ritenuti scioccanti.
La commedia, tradotta da Natalia di Giammarco, ha esordito nella scorsa stagione nella rassegna Trend-Nuove Frontiere della scena britannica.