Bianca e Falliero di Rossini all’Opera di Francoforte
Una vetrina del Belcanto
L’Opera di Francoforte manda in scena un nuovo allestimento di Bianca e Falliero, un Rossini “minore” che passa di rado in palcoscenico. Il melodramma in due atti, ultima opera scritta da Rossini per la Scala, non riuscì ad affermarsi durante la vita del compositore e scomparve dai cartelloni già nel corso dell'Ottocento, per riemergere solo nel 1986 al Rossini Opera Festival.
Neppure in seguito l’opera è entrata nel repertorio, anche per le asperità vocali imposte dalla partitura. Ben venga quindi questa produzione francofortese, che sarà riproposta in estate al Festival di Erl (https://www.tiroler-festspiele.at/).
Bianca e Falliero è un dramma familiare ambientato nella Venezia del diciottesimo secolo. Il
librettista Felice Romani combina dispute ereditarie, trame politiche e intrecci amorosi. Bianca, la figlia del senatore Contareno ama il generale Falliero, ma gli interessi politici e finanziari del padre impongono che vada in sposa al senatore Capellio. Falliero torna dalla guerra giusto in tempo per impedire le nozze obbligate. Da lì tutta una serie di episodi rocamboleschi. Fughe amorose tentate e non riuscite, accuse di alto tradimento, minacce di condanne capitali. Fino all’ovvio lieto fine e al tripudio generale. Il libretto di Romani esalta i conflitti emozionali, come il tormento di Bianca sospesa tra l'amore paterno e la devozione promessa al suo amante, che offrono a Rossini
l’opportunità di utilizzare un vasto registro espressivo. All’interno di una cornice tradizionale da melodramma, Bianca e Falliero è davvero una vetrina di virtuosismi belcantistici, che mettono a dura prova la tecnica e la resistenza degli interpreti.
Abbiamo assistito alla prova generale.
Tilmann Köhler (che in passato aveva firmato a Francoforte alcune regie Händeliane) crea uno spettacolo scarno e tutto concentrato sulle relazioni di potere e sulle manipolazioni che muovono il dramma. La scena allestita da Karoly Risz sta tutta in un grande doppio muro circolare, simbolo della chiusura ostinata della Repubblica di Venezia al mondo esterno. Un mondo che cerca ostinatamente di tenere fuori il nuovo e di perpetuare lo status quo. In questo microcosmo claustrofobico un politico (Contareno) cerca di sfuggire alla rovina personale sacrificando la figlia, ridotta a mera pedina di scambio. I video proiettati sulle grandi pareti tondeggianti aggiungono una dose di pathos.
All' essenzialità del colpo d'occhio fa da contrasto la ricchezza della musica. L’orchestra condotta per mano dal maestro Giuliano Carella ha un suono molto italiano. Suono scintillante, mai banale, che esalta i colori e le accelerazioni dello spartito. A tratti sembra proprio che l’orchestra si diverta. E di sicuro si diverte la platea. Questa direzione è davvero un valore aggiunto della serata.
Un quartetto ben assortito di voci valorizza la distribuzione rossiniana dei ruoli e completa una serata musicale coi fiocchi. Il giovane soprano americano Heather Phillips, al suo debutto in Europa, restituisce con la voce e con il gesto la crescita personale di Bianca, da fanciulla trepidante a giovane donna ben decisa a far valere i suoi affetti. Voce non enorme ma raffinata, naviga le asperità della parte con acuti sicuri e colorature cristalline. E Il suo rondò finale (un auto-prestito rossiniano da La Donna del Lago) alza la temperatura in scena. Al suo fianco Beth Taylor veste i panni di Falliero, soldato innamorato, ma allo stesso tempo ben conscio dei propri interessi. il mezzosoprano riempie la parte di sfumature basse e di fuochi di artificio vocali, sempre porti con tecnica più che solida.
Eccellente la sua grande aria del secondo atto. Il tenore Theo Lebow vince la sfida con un ruolo vocalmente ostico e disegna un Contareno ossessionato dalle necessità politiche ed economiche, che solo alla fine si raddolcisce. Austero e nobile il Capellio di Kihwan Sim, che sfoggia begli accenti da basso profondo. E i pezzi d'assieme, ottimamente giocati fra platea e palcoscenico, sono proprio un turbine rossiniano. Il coro, istruito da Tilman Michael, è la voce del popolo di Venezia e partecipa con vigore allo sviluppo del dramma.
Davvero, data la bellezza della pagina musicale, Bianca e Falliero meriterebbe davvero di passare più spesso in palcoscenico.