Scommessa vinta per “Raffa in the sky” al teatro “Gaetano Donizetti” di Bergamo. Quasi dieci minuti di applausi scroscianti e dunque convinti del pubblico di domenica, interrotti soltanto dalla chiusura del sipario, lo hanno testimoniato chiaramente.
Ebbene, nata da un’idea del direttore artistico e regista Francesco Micheli su libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, con musica di Lamberto Curtoni e direttore Carlo Boccadoro, la fantaopera in due atti della vita della grande artista emiliana è riuscita a convincere tutti, indistintamente, per un appuntamento che si replicherà nello stesso teatro i prossimi 6 e 8 ottobre.
Riunire fantasia e realtà, opera lirica e musica pop è stato il felice – sia pur non facile – compendio per metter insieme diverse generazioni tra loro in un teatro pieno, in ogni ordine di posti. Con tanti giovani a “prendere il testimone” di una ballerina, cantante, autrice e chi più ne ha, più ne metta, che è rimasta nel cuore di tutti a soli poco più di due anni dalla scomparsa.
Dunque la prima rappresentazione assoluta di una produzione targata Fondazione teatro Donizetti di Bergamo per Bergamo – Brescia capitale italiana della cultura 2023, vede il primo atto iniziare con l’anno in cui nacque (e noi ci mettiamo pure il giorno e il mese) l’artista – quel 18 giugno 1943 – quando infuriavano le bombe nel pieno della Seconda guerra mondiale. Il tutto mentre da Arkadia s’osserva quello che accade sulla Terra, con re Apollo XI (Dave Monaco) sconvolto da quello che succede. Si, Arkadia, il pianeta che rappresenta il regno incontrastato degli spiriti immortali che nel corso dei secoli venivano inviati sulla Terra a fornire il loro contributo di bellezza e di arte; il solo che potesse consentire ai “noi poveri mortali” di poter vivere in modo dignitoso.
Allora Apollo decide d’inviarvi per la prima volta una donna. Di questa stessa opinione non era l’ambiguo Fidelius aiutante di Apollo (Roberto Lorenzi) che, tuttavia, alla fine opterà per Raffaella Carrà (una stupenda Chiara Dello Iacovo). Raffa riceverà una cultura rigida nello studio della danza classica con una maestra russa. Nel frattempo, sulla Terra le vicende iniziano ad intrecciarsi con una coppia che proviene dal Sud d’Italia: Vito (Haris Andrianos) e Carmela (Carmela Remigio) che ha trovato un’occupazione in fabbrica.
E qui si ripercorre la carriera della grande artista che molto giovane giunge negli Stati Uniti a fare cinema dove potrebbe calcare le orme del successo ad Hollywood, dove c’è finanche una star che s’innamora di lei, chiedendole di sposarlo. Ma Raffaella – che ha una mission precisa in Italia – rifiuta e rientra in patria. Nel frattempo, Carmela e Vito si sposano e Raffaella s’imbatte in una loro strana festa di matrimonio, molto noiosa e che Raffa cerca di rendere più piacevole insegnandovi la mossa “della testa buttata all’indietro”. Nel frattempo, re Apollo le infila – in quello che diverrà il più famoso “ombelico d’Italia” – una ricetrasmittente con cui manterrà così i legami con Arkadia. Dunque, mentre la nuova Raffaella negli anni ’70 prenderà piede in Italia conquistando stupendamente la televisione, in questo contesto, dalla coppia Carmela – Vito, nascerà Luca (Gaia Petrone).
Da qui lo scandalo del balletto del “Tuca tuca”, in questo frangente, gli italiani s’invaghiscono di Raffaella fino ad innamorarsene e qui, anche Vito subirà il fascino della Raffa nazionale che le scriverà, con Carmela che indignandosi del comportamento della soubrette finirà con lo scoprire le lettere del marito indirizzate ad una fantomatica bionda e Luca, loro figlio, a divenirne un grande fan. In questo contesto, s’assiste al crescente successo di Raffaella che non conosce confini negli anni ’80 e poi negli anni ’90, fino a poco prima della scomparsa.
I personaggi e gli interpreti di questa grande fantaopera s’aggrovigliano a loro volta in una complessa combinazione. E’ un turbinio di situazioni diverse e tutte inscindibilmente legate in una storia coerente che viaggia in parallelo tra la fantasia e la realtà, fino al termine.
Alla fine, Apollo XI cercherà di dissuadere Raffaella dal proseguire in questa mission azzardata e di ritornare su Arkadia, ma Raffa decide di rimanere mortale ed in tutto questo succederà pure che re Apollo venga, a sua volta, inevitabilmente risucchiato e coinvolto dalla musica trascinante della sua musica con la mitica “Ballo, ballo” in un vortice pazzesco che coinvolgerà tutto il pubblico in un’unica festa. Dal canto suo, la Dello Iacovo è riuscita a calarsi perfettamente nei panni del suo personaggio nelle movenze, nella voce e nel canto, quasi ad imitarla, riuscendovi peraltro abbastanza bene. E poi bravi: il coro, il maestro del coro Mario Mora, l’orchestra, i danzatori, le scene, i costumi, le luci, le coreografie; il tutto ha reso una rappresentazione fantastica e un momento di dolce “evasione” dalla realtà anche quando la Raffaella nazionale sa che il suo momento è finito perché “nulla è profondo, di fronte alla fine, come la leggerezza”.