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L’eccellenza in danza con Cristiano Principato

fotoCristiano Principato è una nuova promessa della danza mondiale, nato a Novara e diplomato con il massimo dei voti all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, è il nuovo ballerino della “Junior Company” degli “Het National Ballet” di Amsterdam. Cristiano è l’esempio di come i giovani italiani con tanta passione, si possano distinguere e tenere alta la bandiera del nostro paese in tutto il mondo.

Cristiano, raccontaci della tua passione per la danza? A che età hai iniziato a ballare?

Non so come sia nato precisamente il mio amore per la danza! Ricordo bene che fin da piccolo non riuscivo mai a stare fermo: non appena sentivo della musica o vedevo dei ballerini in televisione cominciavo a saltellare in giro per tutta la casa, oppure amavo scatenarmi ai balli di gruppo del campeggio con mia sorella ed i miei amici. Ė sempre stata una cosa molto naturale, istintiva. Lo facevo perché mi divertiva incredibilmente e mi regalava un sentimento di libertà: quando ballavo riuscivo a dedicarmi solo a quello e non pensavo più a nient’altro.

Prima di accedere all’Accademia della Scuola di Ballo hai frequentato altre scuole di danza?

Data questa mia passione all’età di sette anni mi sono iscritto per divertimento con una mia amica a una scuola di danza moderna, mentre a nove anni ho cominciato a studiare danza classica presso il “Centro Danza Buscaglia” di Novara, la mia città, dove la mia insegnante Antonella Vignola mi ha fortemente consigliato, finita la scuola elementare, di intraprendere una scuola di danza professionale. Gradualmente iniziavo a prendere coscienza del fatto che questa disciplina non fosse solo puro divertimento, ma che fosse l’espressione di una grande bellezza, di una vera e propria arte.

Ti sei brillantemente diplomato alla Scala. Che ricordi hai legati all’Accademia della Scuola di Ballo e in particolare del giorno del Diploma?

Chiaramente alla Scuola di Ballo dell’Accademia della Scala collego tutta la mia adolescenza. Sono stati otto anni molto duri, ma nonostante abbia dovuto rinunciare a cose di ordinaria importanza per la maggior parte dei ragazzi, come il fatto di vedere la propria famiglia ogni giorno oppure di avere molto tempo libero per rilassarsi o divertirsi, l’entusiasmo per questa mia passione mi ha aiutato a portare a termine il percorso con serenità e senza mai nessun rimpianto. Trascorrendo l’intera giornata con i miei compagni di danza e scuola, ho avuto la fortuna di conoscere a fondo delle persone bellissime e di instaurare con loro dei rapporti di profonda amicizia che continuano tutt’ora: abbiamo affrontato insieme il lavoro in Accademia e ci siamo aiutati nello studio al liceo, trovando sempre il modo di divertirci durante la giornata o nei pochi momenti liberi. La nostra avventura in Accademia si è conclusa formalmente il giorno del nostro diploma, che resterà per sempre tra i miei ricordi più belli. Questa cerimonia voleva rappresentare il termine del nostro percorso di crescita e formazione come ballerini all’interno dell’Accademia e l’inizio della nostra carriera professionale: ovviamente è stato davvero triste dover dire addio alle persone e al luogo in cui siamo cresciuti e che era diventata la nostra seconda casa, ma giustamente era giunto il momento di dedicarsi al mondo del lavoro. Dopo la lezione di classico e di contemporaneo, ho danzato un estratto da “Larmes Blanches” di Anjelin Preljocaj, un pezzo che avevo già danzato con l’Accademia a Madrid e a Nizza e che mi aveva emozionato molto, ed in seguito un passo a due che aveva per me un significato importante e simbolico poiché tratto dalla “Figlia del Faraone”, uno dei primi balletti a cui ho partecipato come allievo al primo corso, insieme al “Bolshoi Ballet” che era in tournèe a Milano.

Vuoi ricordare in particolare qualche tuo maestro di danza?

Maurizio Vanadia è stato il mio maestro di danza da quando avevo dodici anni fino al giorno del diploma: mi ha conosciuto da bambino, fin da subito ha sempre creduto in me e mi ha visto crescere per sette anni seguendomi ogni singolo giorno. Tra di noi si è creato un legame affettivo molto forte e tutt’ora restiamo in contatto. Nel corso degli studi ho avuto comunque la possibilità di lavorare con tutti gli altri maestri della scuola (tra i migliori non solo in Italia, ma nell’intera Europa) durante le lezioni o la preparazione degli spettacoli, in particolare con Leonid Nikonov e con il direttore Frédéric Olivieri, che mi hanno aiutato a preparare i ruoli più importanti. Oltre alle lezioni quotidiane di danza, tra i momenti fondamentali che hanno contribuito alla mia formazione vi sono senz’altro l’esperienza con il Corpo di ballo del Teatro alla Scala (negli anni ho partecipato a molte delle loro produzioni come allievo e poi come professionista, tra cui “Lo Schiaccianoci”, “Raymonda”, “Il Lago dei Cigni”, “Aida”, “Pink Floyd Ballet”, “Don Chisciotte”) e i numerosi spettacoli con l’Accademia organizzati dal direttore Frédéric Olivieri nei teatri italiani e all’estero, esperienze che ci hanno reso in grado di affrontare il repertorio contemporaneo (tra cui lavori di Béjart, Kylian e Preljocaj) e ovviamente quello classico, non solo come ballerini di fila, ma anche nei ruoli principali (“Serenade”, “Lo Schiaccianoci”, “Paquita”, “Theme and Variations”).

Con l’Accademia si è chiusa un’epoca e si è aperta la carriera da professionista. Com’è avvenuto l’ingresso presso la Junior Company degli Het National Ballet di Amsterdam?

Da Agosto 2014 sono membro della “Junior Company dell’Het Nationale Ballet”. Chiaramente all’inizio ero molto entusiasmato, ma spaventato al tempo stesso: non è stato facile abbandonare la famiglia e gli amici, ritrovarsi a vivere da solo in una città nuova (dove si parla un’altra lingua e dove non conoscevo nessuno ad eccezione di un paio di persone), imparare ad essere indipendente (e quindi a cucinare, lavare, pulire la casa, gestire i propri soldi) e al tempo stesso concentrarsi al massimo sul lavoro. Tuttavia è molto positivo il fatto che tutto ciò mi abbia reso più maturo in così poco tempo.

Qual è stato l’impatto all’interno della Compagnia e quali gli stimoli che stai riscontrando lavorando con un ensambe così prestigioso?

Lavorare con il “Dutch National Ballet” mi riempie di gioia e mi aiuta a crescere giorno dopo giorno. Ho trovato moltissimi nuovi stimoli che mi stanno aiutando a diventare un ballerino migliore. Dall’inizio dell’anno 2014 ho danzato nel “Lago dei Cigni”, ma oltre a lavorare con la compagnia sono impegnato nel programma della “Junior Company”: siamo dodici ballerini diretti da un bravissimo maestro e coreografo, Ernst Meisner, e da altri maître della compagnia. Per questa stagione abbiamo tre grosse produzioni (ognuna delle quali ha numerose repliche): la prima delle tre è stata “De Kleine Grote Kist” che ho danzato ad ottobre. E’ un balletto molto divertente di quaranta minuti per tre ballerini con lo scopo di far conoscere tutti gli stili della danza ai bambini. Un altro grande stimolo e onore è stato il fatto di essere stato coinvolto nel tour in Italia “Vito Mazzeo & Solisti Het Nationale Ballet”, il cui debutto è stato a Legnago alla fine del 2014, dove ho danzato il passo a due di “Coppelia ed Embers”, un duetto creato da Ernst Meisner per due splendidi danzatori della Junior Company dell’anno scorso. Questo spettacolo è stato per me una grande esperienza di crescita artistica e tecnica e in più una grande emozione poiché ho avuto l’opportunità di danzare insieme a dei grandi professionisti e di tornare a farlo in Italia: sono davvero molto grato a Vito, non solo un ballerino ricco di talento, ma anche una persona piena di intelligenza.

Come è la tua giornata tipo? Quante ore provi?

Durante gli estenuanti esami di maturità era convinto che in una vita senza più il liceo fino a tarda sera avrei potuto facilmente dedicarmi alla danza ritagliandomi anche molto tempo libero, ma purtroppo non è così semplice. Sono in teatro dalla mattina alle nove per il riscaldamento prima della lezione (che tre volte alla settimana è con la Junior Company e le restanti tre con la Main Company) fino alle sei del pomeriggio, quando finiscono le prove, ma spesso durante il giorno ho poche pause per dedicarmi alla palestra e quindi mi tocca trattenermi fino alle sette.

Qual è stato lo spettacolo di danza al quale hai assistito come spettatore che ti ha maggiormente emozionato?

Lo spettacolo che mi ha maggiormente emozionato è senza dubbio “Il lago dei cigni” di Rudolf Nureyev. La coreografia è magnifica non solo nei momenti d’insieme negli atti bianchi (i più bei cigni che abbia mai visto), ma anche nei passi a due, passi a tre e assoli dei protagonisti Odette, Siegfried e Rothbart, ricchi di lirismo e di significati nascosti. Chiaramente la meravigliosa partitura di Tchaikovsky, in questa versione così musicale, è messa ancor più in risalto e nel finale fa venire la pelle d’oca a tutti gli spettatori.

Che rapporto hai con il cibo? Visto che la forma fisica per un danzatore è fondamentale…

L’alimentazione è molto importante perché è ciò che fornisce energia e che garantisce una buona forma fisica, due cose indispensabili per un ballerino. Così come accade al di fuori della danza, il metabolismo gioca un ruolo centrale: ci sono persone che devono fare attenzione a quello che mangiano per restare in linea ed altre che invece rimangano magre anche quando mangiano più del dovuto. Fino ad ora ho avuto la fortuna di appartenere alla seconda categoria, ma in entrambi i casi è importante avere un’alimentazione corretta, cioè completa e sana (tre pasti al giorno, ricca non solo di carboidrati, ma anche di frutta, verdura e proteine), senza sbilanciarsi troppo nell’eccesso o nel difetto poiché entrambe le situazioni possono avere conseguenze molto negative.

Oltre la danza, coltivi altre passioni?

Amo moltissimo leggere (specialmente i romanzi, dai grandi classici ai capolavori della letteratura contemporanea) e viaggiare (adoro le città d’arte e le località paesaggistiche). Inoltre amo la musica pop ed il cinema.

Hai un mito della danza al quale ti ispiri?

Ovviamente Rudolf Nureyev, una vera e propria leggenda per il suo immenso talento come ballerino e coreografo e per la sua fortissima personalità.

Qual è il sacrificio più grande che richiede l’essere danzatore?

Una delle cose che viene maggiormente sacrificata è la spensieratezza dell’adolescenza: ogni ballerino professionista proviene da una scuola di danza di alto livello e questo significa che ha senza dubbio alle spalle parecchi anni di studio molto duri, per i quali ha spesso dovuto rinunciare al proprio tempo libero, ai divertimenti, ai propri amici ed alla propria famiglia. Tuttavia finché si ha una passione molto forte tutto ciò non viene recepito come un grande sacrificio ed inoltre a volte il fatto di avere pochi momenti di svago ci spinge ad apprezzarne maggiormente il valore.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?

Proprio in questo periodo sono rimasto colpito da molte creazioni interessanti di Alexei Ratmansky e mi piacerebbe moltissimo lavorare insieme a lui.

E con quale ballerina ti piacerebbe danzare?

Tra le ballerine dei miei sogni Polina Semionova, Marianela Nunez e l’italiana Petra Conti.

Pensi che possano essere utili i talent televisivi sulla danza?

I talent show sulla danza, se di alto livello, possono essere molto utili per avvicinare il pubblico a questo meraviglioso mondo che purtroppo non ha ancora la meritata visibilità.

E i Concorsi di Danza secondo te aiutano gli allievi nella crescita professionale?

Un concorso può aiutare molto un ballerino poiché questi è spinto a lavorare sulla propria tecnica ed artisticità ed ha occasione di fare esperienza sul palcoscenico, anche se le stesse possibilità si possono avere se si frequenta una buona scuola di ballo.

A tuo giudizio come si riconosce un buon maestro di danza? Quali doti deve possedere?

Un buon maestro di danza deve sicuramente essere ricco di passione, esperienza, intelligenza, professionalità e pazienza.

Quali sono i progetti con la Compagnia?

Ho danzato “Cenerentola” con la compagnia, una versione molto scenografica di Christopher Wheeldon ad Amsterdam in dicembre e che abbiamo portato in tournée a Hong Kong a marzo e a luglio saremo a Londra. Oltre alle due produzioni della Junior Company: la prima mondiale del balletto “Narnia” e la nostra serata di “Gala” in tour per tutta l’Olanda. Essa è composta da pezzi classici (tratti da Napoli, il Lago dei Cigni ed altri balletti) e contemporanei (con nuove creazioni o lavori di famosi coreografi come Hans Vam Manen).

Trovi il tempo per andare a teatro a vedere altri spettacoli di danza?

Cerco sempre di trovare il tempo per assistere agli spettacoli in città a cui sono interessato, non esclusivamente di danza: questo mese vorrei tanto vedere la Bohème.

Ti piacerebbe un giorno poter far parte di una Compagnia di danza italiana?

Ho sempre sognato di danzare in Italia: lasciare la Scala è stata una scelta molto difficile perché sono cresciuto in quell’ambiente e gran parte del mio cuore resterà per sempre lì. Sentivo la necessità di fare un’esperienza all’estero che potesse rendermi più maturo come ballerino e come persona e sebbene per ora mi stia trovando molto bene, una parte di me desidererà sempre tornare a danzare nel mio paese.

La danza è una delle più nobili arti: ciò che avviene sul palcoscenico ed a cui il pubblico assiste è una cosa magica, ma che nasconde, dietro alla bellezza dei movimenti, tantissima fatica e lavoro, il che la rende ancora più speciale.

Fino ad ora ho avuto la fortuna di lavorare per il corpo di ballo del Teatro alla Scala e il Dutch National Ballet: essi, così come molti altri, sono tra i più prestigiosi enti in Europa e nel mondo. Si parla di compagnie dalla grande tradizione e dal vasto repertorio che propongono spettacoli di altissima qualità ed in cui lavorano artisti pieni di talento e professionalità. Quello che però risulta evidente, e per cui vale la pena lottare, è il fatto che l’Italia abbia una considerazione molto più bassa della danza (ed anche più in generale dell’arte) di quella che hanno gli altri paesi: non solo i cittadini e la stampa sono meno interessati e coinvolti in quest’arte, ma lo stesso Stato vi dedica meno attenzioni e sopratutto meno denaro, il che purtroppo ha conseguenze molto negative a livello burocratico e non, specialmente nelle compagnie italiane minori (meno spettacoli, meno produzioni, meno ballerini in organico, licenziamenti). Tutto ciò dovrebbe farci riflettere.

Per concludere un tuo pensiero sul mondo della danza?

Dedico sempre ogni mia soddisfazione a tutte quelle persone che mi hanno saputo aiutare nei momenti più difficili ed hanno gioito con me delle mie conquiste, vale a dire ai miei più cari amici e a tutta la mia famiglia, in special modo al mio papà.

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