Emiliano Pellisari continua a suscitare meraviglia con la sbalorditiva potenza della sua arte illusoria, che i francesi hanno definito “nouvelle magie et danse aérienne”, e con la grande varietà di soggetti da cui trae ispirazione per spettacoli immaginifici. Quest’ultima creazione scenografica di physical theatre attinge al mondo dei fumetti e del pop. Anch’esso un mondo incantato dove è annullata la legge di gravità e i corpi volano, nuotano, si librano leggeri in un ambiente privo di riferimenti terrestri e di ancoraggi gravitazionali, un nouveau cirque in cui le capacità atletiche circensi si integrano con la leggerezza della danza, la poesia del teatro e i giochi di luci e specchi.
I sei danzatori-acrobati della No Gravity Dance Company sembrano moltiplicarsi con le loro perenni evoluzioni e il persistente apparire e scomparire, suggestivi prodigi si susseguono come su una pellicola che ci fa sognare ad occhi aperti, proiezione dei sogni di adulti e bambini, al ritmo incalzante delle note di Nino Rota, Emir Kusturica, Scott Joplin, Billy Evans, Miles Davis, George Gershwin, Erik Satie, Henry Mancini.
In questa visione trasognata i corpi sono sospesi in aria, fluttuano nei fondali marini, si scompongono in un’armonica danza al ritmo di musica pop, rock, jazz, classica.
Quattordici quadri propongono un immaginario virtuale diverso da quello barocco che Pellisari solitamente evoca nelle sue rappresentazioni. Questo è un mondo comico e ironico che nasce dalle suggestioni dei cartoni animati e dall’arte grafica: La Pantera rosa, i quasi gemelli Dupont e Dupond disegnati da Hergé con barbetta e bastone affamati e assetati nel deserto arabo, personaggi che entrano ed escono da schermi videoproiettati, gli scheletri che ballano e si innamorano di Walt Disney, silhouettes fluorescenti che si scompongono trasformandosi in altre figure e poi svaniscono, i fantasiosi uomini-linea di Cavandoli, la Promenade di Chagall con la coppia amorosa che vola, gli acrobatici Olivia e Braccio di Ferro, le ombre di Steinberg, i personaggi gotici e la sposa cadavere di Tim Burton, la scena dei danzatori sdraiati a terra che intrecciano coreografie e che sembrano volteggiare in aria nell’immagine riflessa nello specchio inclinato è un omaggio al coreografo francese Decouflé.
Clowneria, danza, mimo, acrobazie, illusionismo dietro cui si intuiscono pulegge, tiranti, specchi, impalcature, supporti, nere figure mimetizzate col fondale. Tale consapevolezza nulla toglie allo stupore, anzi continua ad apparire strabiliante e prodigioso l’amalgama di bellezza, eleganza, leggerezza, perfezione estetica, creatività che proiettano in un universo fantastico.
Una metarealtà che esalta il movimento, il gesto atletico, il contorsionismo, l’acrobazia, la velocità, la coordinazione abbinati agli innovativi costumi tecnologici ideati da Pellisari insieme a Mariana Porceddu.
Regista, scenografo, costumista, illusionista, coreografo, Pellisari ha sviluppato le figure coreografiche con l’ausilio della moderna tecnologia, ideando attrezzi di scena che producono effetti illusori e visionari che trascendono lo spazio sensoriale montati nel suo teatro/atelier, rifacendosi alle tecniche del teatro ellenistico e del teatro fantastico rinascimentale e alle invenzioni scenotecniche secentesche.
Gli strepitosi danzatori/acrobati sono Mariana Porceddu, Antonella Perazzo, Lucia Orrù, Eva Campanaro, Mirko Ascia, Rocco Ascia.