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“Testimone oculare”: la storia di Franz Jägerstätter

Foto di Tiziana Mastropasqua
Foto di Tiziana Mastropasqua

Dal vuoto al pieno. Inizia così “Testimone oculare”, lo spettacolo andato in scena al teatro Bolivar di Napoli durante la settimana santa. Un vuoto scenico, solo una fioca luce ed un uomo scalzo che costruisce pezzo dopo pezzo la scena, anzi la cella, che si riempe man mano di oggetti e di persone, ma soprattutto di parole e ideali. Protagonista della pièce è Franz Jägerstätter, in carcere a Berlino per essersi rifiutato di indossare l’uniforme nazista. Cittadino austriaco, Franz, in seguito all’Anschluss (annessione dell’Austria alla Germania nazista nel 1938) si rifiuta di svolgere il servizio militare e chiamato alle armi nel 1943 disse “no” ad Hitler, perchè indossare quella divisa avrebbe significato andare contro tutti i suoi principi. Viene quindi incarcerato e condannato a morte. Questi i fatti storici che hanno ispirato il testo teatrale scritto da Joshua Sobol, considerato il più importante tra gli scrittori di teatro israeliani viventi.

In scena il pubblico assiste agli ultimi giorni di Franz. Nonostante la morte sia sempre più vicina Franz non vacilla, la sua decisione di non far parte dell’esercito nazista è definitiva. Lo spettacolo è diviso in quadri scenici in cui si alternano familiari ed amici di Franz. Dapprima la guardia, incredulo per il suo atteggiamento (da condannato a morte non è costretto a lavorare eppure si dà da fare pulendo bagni e stoviglie), cerca di convincerlo ad accettare di svolgere almeno il ruolo di paramedico per scampare la condanna. Poi la dottoressa cerca di scorgere in lui un briciolo di pazzia. «Perchè non si vuole salvare?» gli chiede incredula. E ancora gli amici che quella divisa la indossano e ci credono. Ma indossarla significa essere complici silenziosi dell’orrore e per lui che è stato “testimone oculare” (ha visto con i suoi occhi i treni pieni di bambini partire per i campi di concentramento) è impensabile. Preferisce essere libero (paradossalmente pur essendo in carcere) di dire e fare quel che vuole.

Lo spettacolo, con in scena una compagnia molto giovane, tocca punte emotive alte, come il processo farsa durante la quale Franz si dichiara “testimone” della cecità altrui. Troppo poche però per dirsi davvero coinvolgente. Forse una parziale riduzione del testo (decisamente lungo e ripetitivo) e un maggior lavoro sui personaggi (incisivo Franz, di poco spessore gli altri) garantirebbe maggiore crescita per uno spettacolo già ben avviato.

In scena, diretti da David Jentgens, Emanuele D’Errico, Rebecca Furfaro, Antonio Grimaldi, Ettore Nigro, Monica Palomby, David Power, Teresa Raiano, Dario Rea, Margherita Romeo, Arturo Scognamiglio.

Assistente alla regia Giulia De Pascale | Segretario di produzione Andrea Pomicino |Organizzazione Napoleone Zavatto | Social media manager e digital prValeria Bottoni | Disegno luci Ettore Nigro | Fotografo di scena Tiziana Mastropasqua | Ufficio stampa Anna Marchitelli

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