1714, il trionfo di un divo
Controtenore| Rupert Enticknap
Clavicembalo| Nicola Lamon
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In poco altro come nella figura del castrato, si può riassumere il delirio e l’amore per l’arte da parte dell’uomo. Giovani ragazzi, spesso strappati ad una vita misera, scambiavano la propria pubertà per un avvenire da cantanti, nella speranza di ergersi socialmente ed economicamente.
Figure musicalmente accettate ben prima del debutto operistico nell’Orfeo di Monteverdi, subirono l’inevitabile declino dall’Ottocento in poi, quando il pubblico preferì a loro, voci più tenorili e baritonali.
Nei cantanti più capaci e fortunati, la perdita di tale preziosità fece da contraltare ad una vita di successi e fasti e, così, figure come Farinelli e Senesino, furono contesi dai principali teatri europei ed ebbero ruoli di primo piano nelle nuove scritture operistiche, dei più importanti compositori a loro contemporanei.
Estinti i castrati, il repertorio passò ai soprani, ma è solo ascoltando quelle melodie, per loro composte, dalla voce controtenorile che, oggi, possiamo avvicinarci al risultato sperato da quei compositori.
Per questo, un concerto che filologicamente voglia presentare un repertorio barocco, dovrà avvalersi dei mezzi necessari per avvicinarsi alle intenzioni originali.
Se in più, i fortunati uditori, illuminati da sole candele, si ritroveranno in un ambiente consono, si sarà raggiunto quanto più di filologico c’è, musicale e non.
E proprio al concerto dell’6 settembre tenutosi a Palazzo Pisani Moretta, terzo appuntamento del Venetian Centre for Baroque Music, si è raggiunto questo risultato.
Affreschi, stucchi e giochi di specchi nella luce morbida e tremolante di centinaia di candele hanno fatto da scenario all’esibizione del controtenore inglese Rupert Enticknap, accompagnato al clavicembalo da Nicola Lamon, che hanno condotto i presenti in un ipotetico viaggio sulle orme del Senesino.
A dispetto della giovane età, il cantante ha un curriculum di rilievo, buona dizione e alta tecnica vocale. Qualità che hanno caratterizzato le più conosciute arie “Sileant Zephyri” dal Filiae Maestae Jerusalem di A. Vivaldi e “Tacerò” dall’Agrippina di G. F. Haendel, e hanno posto nuova attenzione dei presenti su un brano del compositore Carlo Pollarolo, “Alma Bella”, così come nel concerto di apertura della stagione.
(vd https://www.teatrionline.com/2016/08/inaugurazione-del-festival-monteverdi-vivaldi-del-2016/ )
Non facile il compito del clavicembalista di alternare ai momenti cantati, parti dal Concerto per Cembalo n.2 di J. Hasse e dalla Suite in Re Minore di G.Haendel in a solo strumentale.
Non facile anche per l’inevitabile confronto con la Sarabanda di tale suite, conosciuta più per l’appartenza alla colonna sonora del film “Barry Lindon” di S. Kubrick che all’opus del compositore tedesco.
Un’ora di straniamento dalla realtà lasciata fuori dalle grandi vetrate affacciate sul canal Grande, in cui l’attenzione non è mai scemata, nonostante la debole ma pittoresca luce delle candele, moltiplicata dagli specchi del salone nobiliare, dove il concerto ha avuto luogo.
Applausi finali per questo concerto che, come quello che lo ha preceduto, ha registrato il tutto esaurito per la gioia del Venetian Centre che al momento sta mantenendo le promesse musicali fatte alla presentazione.
Prossimi appuntamenti del Festival Monteverdi Vivaldi del 2016, il 13 settembre, con un concerto sulla scuola veneta d’arco con il Contrarco Baroque Ensemble, sempre a Palazzo Pisani Moretta, e il 20 settembre, con un concerto per soprano e tiorba, nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.