Grigio su grigio, un unico colore sembra dominare con le sue tante sfumatura la rilettura de I miserabili di Victor Hugo allestita al Teatro Carignano di Torino: il grigio delle scenografie (Domenico Franchi), dei costumi (Andrea Viotti), delle luci tenui e pallide (Cesare Agoni), sotto l’orchestrazione della regia di Franco Però. Un grigio elegante, caratteristica di questa colossale coproduzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro de gli Incamminati.
La realizzazione dello spettacolo a partire da un testo impegnativo come il gigantesco romanzo del 1862 di Hugo, adattato per il teatro dallo scrittore Luca Doninelli, ha mobilitato una squadra di “addetti ai lavori” notevole, tanto nel comparto tecnico quanto in quello attoriale, portando sul palcoscenico un cast molto popolato: ai ruoli di primi attori rivestiti da Franco Branciaroli, Romina Colbasso e Francesco Migliaccio, si sono alternate le ottime interpretazioni di Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos e Valentina Violo.
Numeri che da soli giustificherebbero l’etichettatura dello spettacolo nel genere kolossal, con le musiche di gusto cinematografico composte da Antonio Di Pofi, ma che incorrendo nel tema della miseria, quell’argomento universale e senza tempo affrontato da Hugo in un romanzo generazionale, entra a buon diritto nel pantheon delle grandi opere sulla condizione dell’umanità. Il grigio è il colore della miseria, della povertà e dell’indigenza lenite dalla misericordia; è il colore della compassione che accorrendo il prossimo genera altra miseria per se stessi, entrando nel circolo vizioso di un mutuo soccorso di carattere cristologico.
Nel romanzo come nello spettacolo una simile concatenazione prende avvio con la redenzione del reietto Jean Valjean (Branciaroli), cui vocazione per il resto della vita sarà il riscatto dei “miserabili”, delle pieghe più deboli della società francese della Restaurazione post-napoleonica. Ma non sarebbe corretto definirlo un protagonista effettivo, benché il suo punto di vista sulle vicende sia quasi esclusivo – con la sola eccezione di Cosette (Colbasso), dal momento che I miserabili si sviluppa come la narrazione corale di un’umanità legata alla grigia catena della caduta in miseria e del genuino sentimento di misericordia.
Un grigio che, infine, raggruppa e mescola le identità contrastanti di Valjean, fuorilegge impegnato nel soccorso ai deboli e agli indifesi, e dell’ispettore Javert (Migliaccio), crudele esponente di uno zelante codice morale che non ammette scrupoli.
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I miserabili
di Victor Hugo
adattamento teatrale di Luca Doninelli
regia Franco Però
con Franco Branciaroli, Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Romina Colbasso, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo
scene Domenico Franchi
costumi Andrea Viotti
luci Cesare Agoni
musiche Antonio Di Pofi
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro de gli Incamminati