Gli spettacoli per bambini non sono necessariamente calati nel contesto quotidiano che un bambino può riconoscere e apprezzare: spesso è una proposta più “impegnativa” (virgolette d’obbligo) a caratterizzare l’anima pedagogica di uno spettacolo per giovanissimi. Da tre decenni in controtendenza, Silvano Antonelli parla ai bambini direttamente, ricorrendo alle tecniche del child talk affinché il messaggio sia lampante – ma soprattutto calando la drammaturgia nel contesto dell’universo infantile, fatto di paure e di sogni, di desideri e di dubbi.
Basato sulle storie riferite dai bambini delle scuole elementari di 30 anni fa, Strip è uno spettacolo che dietro alla semplicità formale (un interprete, un baule, miriadi di oggetti di scena) nasconde un grande meccanismo scenico: la narrazione si dipana nell’interazione di Antonelli con il grosso baule, all’interno del quale il tecnico “invisibile” (Marco Bricco) si occupa degli “effetti speciali”.
Lo Strip, a scanso di equivoci, è effettivamente lo spogliarello di Antonelli che rivela nuovi costumi di scena con il progredire della narrazione, estraendo dalle tasche gli oggetti che appartengono a quello stesso universo infantile immediatamente riconoscibile dal suo giovane pubblico.
L’effetto e la magia dello spettacolo sono quindi riferiti alla naturale capacità di immaginazione dei bambini: basta un solo interprete a “vestire” la scenografia per raccontare storie profonde e totalmente comprensibili, nella misura in cui la morale è stata definita da ex-bambini come loro. Come a dire che Strip sia il risultato di una drammaturgia collettiva, che pone al centro i giovani spettatori perché possano trarne l’insegnamento più grande: non smettere mai di giocare con la fantasia.
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Strip
Compagnia Teatrale Stilema
di e con Silvano Antonelli
tecnico e aiuto-fuoriscena Marco Bricco