Oggi vi portiamo alla scoperta di un personaggio veramente particolare, che sembra essere rimasto ancorato a tempi oramai lontani e che vive e coltiva le sue passioni nella straordinaria cornice paesaggistica del territorio abruzzese.
Giovanni Granati è un falconiere che si accompagna, nelle sue lunghe passeggiate a cavallo, con lupi e rapaci; si occupa di addestramento di varie specie animali ed è ideatore di programmi di allenamento supportati dalle moderne tecnologie. Pratica tecniche di bird control, conduce importanti progetti per la salvaguardia e la reintroduzione dei rapaci, ed è stato insignito di diversi riconoscimenti nel suo campo.
Nel tempo libero si dedica alla musica, o è ospite in diverse trasmissioni di divulgazione documentaristica; conduce, inoltre, l’avventurosa rubrica “Wild man” del noto programma “L’arca di Noè”.
Conosciamolo meglio insieme:
Giovanni Granati, come è nato e si è sviluppato nel tempo, il suo profondo legame con le specie animali di cui si occupa nei suoi addestramenti?
La passione per gli animali è stata sempre forte in me. Fin da piccolino mi divertivo ad osservare i rapaci volare in aria e disegnare traiettorie circolari sopra la mia testa. Incominciai ad avvicinarmi praticamente ai rapaci circa 15 anni fa come cura; difatti dopo alcuni mesi di sedute da una psicologa aquilana, per curare una forte ipocondria, essa mi consigliò di intraprendere questo percorso che avevo sempre osservato e studiato sui libri con un certo fascino ma con molto rispetto e timore. La vicinanza con il mio primo rapace Nilak, una giovane poiana di Harris, fece si che entro pochi mesi tutte le mie paure fossero annullate.
L’Abruzzo è una regione ricca di storia e vanta uno straordinario patrimonio paesaggistico. Quali sono i luoghi nei quali è cresciuto e si è formato?
L’Abruzzo è un territorio spettacolare, la culla di tutte le mie arti, fonte di ispirazione per tutti i miei progetti e le mie invenzioni. A questa terra devo tanto, devo sicuramente gran parte della mia anima e della mia fortuna. Posso suddividere la mia storia da falconiere in due grandi filoni ed in ognuno un territorio paesaggistico che nelle sue differenze mi ha dato la possibilità di maturare e diventare ciò che sono ad oggi. Il primo filone è quello Aquilano, con le prime esperienze nella valle Aterno incominciate ormai 16 anni fa. Mi ricordo il periodo in cui abitavo con la mia famiglia a Fagnano Alto Castello, prima del terremoto dell’Aquila del 2009. Lì, ogni giorno uscivo tra i boschi di quercia con il mio cavallo, i lupi e i falchi in volo. Non c’era stagione che ci fermava, anzi: nei periodi più ostili, l’inverno in particolare, mi sentivo ancor più protetto dalla natura. Spesso andavo a Rocca Calascio, simbolo della mia storia da falconiere, proprio nel primo periodo di approccio; Stiffe è stato un altro bellissimo territorio di addestramento. Il secondo filone è quello che riguarda la fortezza di Civitella del Tronto e Campli. Nella fortezza ho avuto e ho la possibilità di far osservare i rapaci a migliaia di turisti che incuriositi dalle mie escursioni denominate “passeggiate wild” vengono a visitare il monumento storico più visitato d’Abruzzo con il suo paese annesso. A Campli, invece, ho trovato un territorio perfetto per il volo delle Aquile reali. Proprio per questo abbiamo creato un nuovo appuntamento denominato “Festival delle Aquile”, dove le persone possono apprezzare il volo libero di questi eccezionali predatori dell’aria.
Come costruire un rapporto rispettoso e non antropocentrico con un lupo o un rapace?
Il rapporto con un rapace o lupo (premetto che i miei sono cani lupo cecoslovacco) è diverso da quello con qualunque altro tipo di animale a cui l’uomo è abituato. Proprio per il loro grado di selvatichezza, questi animali difficilmente si fidano dell’uomo e rimangono per tutta la vita molto schivi, seppur attaccati ad esso.
È una vera simbiosi che nasce dal profondo. La bellezza di questa unione è la sua indissolubilità. È molto difficile ricevere la fiducia di un falco o aquila ma quando esso si fida dell’uomo difficilmente se ne andrà.
Lei è anche un musicista. Ma che cos’è l’arte? Possiamo definirla espressione naturale e istintiva delle più alte doti umane?
La musica per me è un punto di vista diverso per affrontare la realtà e le emozioni, descrivendole attraverso la melodia. È così che, se penso al volo di un falco, mi viene in mente un Fly di Einaudi, ad esempio. Mi piace definire l’arte descrivendola come hanno fatto numerosi filosofi storici, ossia come concretizzazione, attraverso l’opera, di ciò che più profondamente la natura ci comunica ogni giorno. L’artista è colui che ha la profondità d’animo giusta per ascoltare la silenziosa voce di madre terra e tramutarla in voce per l’umanità.
Sembra essere un personaggio fuori dal tempo, in una dimensione di completa immersione armonica con la natura dei territori in cui vive e trascorre le sue giornate. Ma conduce anche la rubrica “Wild man”, all’interno del noto programma “L’arca di Noè”. Ci racconta questa sua esperienza?
Chi mi conosce sa che vivo una vita particolarmente riservata, a contatto con i miei animali per intere giornate. Fuori dal tempo, attaccato ai principi sani di un’umanità ormai dimenticata, in un tempo in cui la felicità sembra poter essere riprodotta solamente attraverso lo schermo di un telefono o narcotizzando con alcolici e droghe i propri sensi. Mente sana in corpo sano; basterebbe imparare ad ascoltarci ogni giorno per capire le scelte e le strade giuste da intraprendere.
L’arca di Noè è una parentesi che dura ormai da 5 anni e, seppur quest’anno per motivi lavorativi ho dovuto allentare un po’ con gli impegni al programma, ciclicamente la mia rubrica “Wild man” continua ad essere proposta. Con essa ho avuto la possibilità di intervistare personaggi di spicco in tutto il mondo, visitando svariate parti del mondo, tra cui Kazakhstan–Kyrgyzstan, Emirati Arabi, USA, Canada, Spagna, Grecia, ecc.
L’ecosistema del nostro pianeta è in una fase di stravolgimento, dovuta all’inquinamento e allo sfruttamento eccessivo delle risorse di cui disponiamo. Quale messaggio sente di voler portare all’attenzione dei lettori, perché venga preservata la natura nei suoi equilibri fondamentali?
Per rispettare la natura, per rispettare gli animali, bisogna avere la possibilità di vivere queste realtà fin dalla giovane età. Per questo motivo vi consiglio di scappare dai centri abitati, quando potete, insieme alla vostra famiglia, ai vostri figli. Recatevi tra i monti, tra le vaste zone interne agli appennini. Affidatevi alle guide esperte del territorio per lunghe passeggiate in natura ed osservate perché è li che risiede la vostra umanità.
Grazie.
Ines Arsì