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Bruno Santini, un ciclone di talento

Intervista all'attore e regista fiorentino, volto amatissimo del cinema, della televisione e del teatro italiano

Bruno Santini, fiorentino doc, classe ’58, non ha certo bisogno di presentazioni, un volto amatissimo del cinema, della televisione e del teatro italiano, un ciclone di talento. È stato tra gli interpreti delle maggiori pellicole di Pieraccioni, protagonista di serie tv nazionali e voce di Radio Rai. Ha cominciato la sua carriera giovanissimo, interpretando nella compagnia teatrale diretta da Dory Cei diverse commedie in vernacolo fiorentino, per poi prendere parte negli anni ottanta a spettacoli al fianco di Enrico Maria Salerno, Salvo Randone e Adriana Asti. Dal 1987 e fino al 1991 è autore e conduttore di molti programmi trasmessi su Rai Radio 2 Spazio Toscana e nella stessa sede Rai di Firenze è attore in un centinaio di radiodrammi. Uno dei suoi ruoli più amati è quello del sindaco nel film “Il ciclone” di Leonardo Pieraccioni, che lo ha diretto poi in altre quattro pellicole. Dopo due testi di saggistica, nel 2013 inventa il personaggio di Stravideo, protagonista di libri per l’infanzia. Dal 1995 al 2019 ha condotto la trasmissione settimanale InformaCoop, realizzata dall’Unicoop Firenze e trasmessa su varie reti locali. È, inoltre, giornalista pubblicista dal 1990. Nel 2017, insieme ad Andrea Muzzi, ha scritto, edito da Sarnus, ‘Si stava meglio quando si stava peggio?’ Come regista, firma, tra gli altri, il documentario ‘Saluti e baci da Champs sur le Bisence’, dedicato a Carlo Monni e distribuito da CGHV. Ultimamente è stato uno dei protagonisti del docufilm su Rai Storia sul Sommo Poeta, il suo tempo, la sua “musica” raccontato da Alessandro Barbero – con la partecipazione straordinaria di Martino Duane, Bruno Santini nella parte di Dino Compagni, Roberto Attias, Alessio Sardelli, Mirko Cardinal, che insieme ricostruiscono i primi 36 anni di vita di Dante Alighieri, dalla sua infanzia al momento dell’esilio da Firenze. Presta la voce a molti spot pubblicitari e documentari ed è stabilmente tra i lettori del Libro Parlato dell’UIC. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.

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Ci vuoi raccontare di questo tuo ultimo lavoro sulla vita di Dante per Rai Cultura?

Un’esperienza davvero bella, coronata da ascolti record (il secondo miglior risultato di sempre per Rai Storia!). L’idea di Barbero di proporre un Dante molto ‘pop’ è stata davvero vincente… e chi se l’è perso può ritrovarlo su RaiPlay. Io interpreto Dino Compagni; e per farlo ho ‘sacrificato’ baffi e barba, mentre in cambio ho ottenuto una parrucca con capelli lunghi che avrebbero fatto la felicità di qualsiasi ragazzo beat degli anni ‘60.

Attore, regista, doppiatore, radio speaker e tanto altro. Tra tutti questi talenti qual è quello a cui sei più legato?

Non ce n’è uno in particolare. Ho avuto la fortuna di fare per oltre quarant’anni il mestiere, forse, più bello del mondo e proprio la molteplicità di prestazioni lo ha reso ricco e vario. Il teatro ti offre il brivido del contatto diretto col pubblico. Il set televisivo o cinematografico affascina per l’efficienza e la professionalità che ogni componente della troupe è in grado di garantire per ogni inquadratura. Ho avuto la fortuna di partecipare ad un centinaio di radiodrammi Rai e posso dirti che far vivere una storia con il solo utilizzo della voce ha qualcosa di magico. Insomma credo di aver fatto davvero di tutto… tranne il fotoromanzo ma Pieraccioni mi fece interpretare nel suo film d’esordio alla regia ‘I laureati’, proprio il ruolo del regista di fotoromanzi e quindi…

Già anche scrittore di un libro che si intitola ‘Si stava meglio quando si stava peggio?’

Per il Centro del Libro Parlato ho letto e inciso oltre duecento libri e un migliaio sono stati gli interventi come lettore nelle scuole, nei circoli e nelle biblioteche… è comprensibile la voglia che mi è venuta ad un certo punto di scrivere qualcosa di mio. È nato così il personaggio di Stravideo (protagonista di tre storie per bambini edite da Sarnus) e quando mi sono indirizzato verso la saggistica mi è venuto naturale occuparmi degli anni ‘60 che ho vissuto con la spensieratezza del bambino e che poi, negli anni ho approfondito da appassionato. Ecco allora ‘Si stava meglio quando si stava peggio?’ piccolo caso editoriale che a breve avrà un naturale seguito con ‘Profumo di boomscritto insieme ad Alessandro Bini e che uscirà nella primavera del 2021.

Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?

La cultura è come il pane: serve per alimentarti… e da quando i teatri ed i cinema sono chiusi sento di aver fatto una robusta ‘dieta’. La nostra categoria è uscita con le ossa rotte dall’effetto Covid ma anche il pubblico, da queste chiusure, ha subito un grave danno. L’augurio è che tutto torni il prima possibile alla normalità e che questa pandemia sia servita anche a far comprendere il valore del ruolo di chi (attori, registi, scenografi, musicisti…) contribuisce quotidianamente a fare spettacoli… e quindi cultura.

Quale rapporto hai con la Toscana e con Firenze, anche come fonte di ispirazione?

Amo la Toscana così come amo Firenze, la città in cui sono nato. Il mio pensare è da fiorentino e le mie scelte dipendono dall’essere discendente degli etruschi. Credo di essere uno dei pochissimi attori che non ha rinunciato a vivere in Toscana, pur continuando a svolgere una professione che richiede una presenza quasi costante a Roma.

Non posso non domandarti del tuo personaggio che oramai è entrato nell’immaginario collettivo del paese, quella del sindaco de Il Ciclone di Leonardo Pieraccioni. Come vivi questa cosa?

Nel migliore dei modi. Anche adesso a distanza di 25 anni mi capita di salutare qualcuno augurandogli il ‘buongiorno’ e di sentirmi rispondere ‘buongiorno una sega!’. Devo a questo film quel briciolo di popolarità che mi ritrovo. Ho fatto altre 50 film e fiction tv, ma per tutti sono e resto il sindaco del Ciclone.

Con il cast del Ciclone so che siete rimasti amici, ci sono stati degli incontri negli anni. Cosa pensi dell’amicizia e della collaborazione tra artisti?

Una delle mosse vincenti di Leonardo fu anche quella di riunire sul set un gruppo di amici già affiatati… poi è vero sul set nacquero nuove conoscenze che presto s’integrarono con il cast, ma il nucleo centrale rimane quello di amici che ancora si sentono e si vedono con una certa frequenza. Poi cinque anni fa, insieme a Leonardo Scucchi realizzammo un documentario dal titolo ‘Il Ciclone… oggi’ (distribuito da Cecchi Gori Home Video) in cui riunimmo tutti (o quasi!) i protagonisti di allora e ci facemmo raccontare episodi e aneddoti dietro le quinte, che ci fornissero un’angolatura nuova per comprendere il ‘fenomeno’ Ciclone.

Chi sono stati o sono i tuoi riferimenti artistici? Quando reciti un personaggio o dirigi uno spettacolo ti ispiri a qualcuno in particolare o…

Ho lavorato per 4 lunghe stagioni teatrali con Salvo Randone, probabilmente il più grande attore italiano di sempre e pur dividendo con lui il palcoscenico o spiandolo da dietro le quinte, non credo di essere stato in grado di ‘rubargli’ niente; per due stagioni ho lavorato con un altro grande, Enrico Maria Salerno, e anche in questo caso non credo di avergli carpito nessun segreto. Col tempo ho imparato che questo mestiere (così come tanti altri mestieri) riesci a migliorarlo solo con l’impegno e l’esperienza. Quindi De Niro, Mastroianni, Volonté io posso ammirarli ma non li posso imitare. Io sono Bruno Santini. Posso solo sperare che il Bruno Santini degli esordi sia meno bravo del Bruno Santini che sono oggi!

Come hai detto sei stato a fianco di Enrico Maria Salerno e altri grandi, sei stato regista di spettacoli teatrali. Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: cos’è stato e cos’è per Bruno Santini il teatro?

È stato fondamentale per il mio essere attore. I miei esordi, dopo l’esperienza vernacolare con Dory Cei, sono stati rappresentati da lunghissime tournée (sette/otto mesi consecutivi! Altri tempi davvero) con compagnie primarie. Lì mi sono fatto le ossa, ho guadagnato i miei primi bei soldini, ho visto l’Italia in lungo e in largo… e soprattutto ho fortificato la convinzione che questo era quello che volevo fare nella mia vita. Adesso i tempi sono cambiati, i guadagni anche, si allestiscono lavori per sole 10/20 repliche… ma rimane il fatto che quando posso, come accade ancora oggi con il mio spettacolo ‘…tanto stanotte si va via!’ torno a respirare la polvere del palcoscenico. Sì, il teatro è una ‘droga’ che dà dipendenza.

Progetti futuri?

A gennaio, Covid permettendo, giro la terza serie della fiction ‘L’amica geniale’ per Rai Uno e poi comincio a realizzare la mostra che porta il titolo del mio nuovo libro ‘Profumo di boom’. Sarà un viaggio negli anni del cosiddetto miracolo italiano in cui, come ormai mi accade sempre più spesso, nei panni di un avatar che si materializza tramite proiezioni video, accompagno i visitatori e faccio loro da guida. Chi passa da Torino, intanto, non si perda la mostra ‘Tutankhamon viaggio verso l’eternità’ (in cui vesto i panni di Howard Carter) che dopo i successi fiorentini, nei primi mesi dell’anno, si trasferisce nel capoluogo piemontese.

Bruno Santini, un volto amatissimo del cinema, della televisione e del teatro italiano, un ciclone di talento.

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