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Eleonora Falchi, vita che scrive

Intervista alla scrittrice e poetessa fiorentina

Eleonora Falchi, fiorentina, scrittrice per passione, membro del Gruppo Scrittori Firenze e di InterNations, dove ha creato e gestisce un gruppo per Book Lover, è una scrittrice e poetessa che irradia gioia nel vivere e vita nello scrivere. Grande viaggiatrice e lettrice ama confrontarsi con altre culture. Ha pubblicato racconti su antologie, fiabe per bambini su raccolte in sostegno dell’ospedale MEYER, poesie su La gioia di vivere (AA.VV.) del Gruppo Scrittori Firenze (2019) e sulla seconda antologia di Affluenti (Ensemble, 2020). Ha partecipato alla stesura di testi teatrali per il Gruppo Scrittori Firenze e per l’evento fiorentino “L’Eredità delle Donne”. Le sue pubblicazioni monografiche sono una fiaba con ricette e musica insieme a Sergio Margonari “Note in pasticceria” (2016), una silloge poetica “Pensavo fosse amore invece era un Narciso” (2017) e una raccolta di racconti “Mini etologia della fauna maschile e altre storie” (2018) ed. Amazon 2018 e la raccolta di poesie “Vita che scorre” ed. Ensemble per la collana Affluenti poeti fiorentini 2020. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.

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Ci vuoi raccontare di cosa parla questo tuo ultimo lavoro letterario?

“Vita che scorre” è una silloge poetica concepita nel dicembre 2019 durante un aperitivo in via Gioberti a Firenze insieme all’amica scrittrice Antonella Sarti Evans mentre le leggevo le mie poesie dal memo del cellulare. Ne avevo già un certo numero, trascritte al pc, che sapevo avrebbero trovato una loro strada, anche se non sapevo quale. Ad Antonella, che mi ha scritto poi la prefazione al libro, piacquero e mi suggerì di proporle al gruppo Affluenti nuova poesia fiorentina per una pubblicazione nella loro collana. Così è stato. Ho scelto il titolo, ho integrato le poesie, che sono 44 e le ho suddivise, in accordo con il mio editor, in 4 sezioni: emozioni, viaggi, salute ed epilogo. Si è, in corso d’opera, aggiunta una sotto sezione “Coronavirus” a quella sulla salute, perché durante il lockdown di marzo ho sentito l’esigenza di condividere con la poesia le emozioni del momento e cominciato a scrivere e diffondere poesie sul tema via Facebook e agli amici e non. È stato importante per me, perché alcune persone si sono sentite meno sole nel loro sentire e mi hanno detto che avevo espresso in parole quello che loro avevano dentro, ma a cui non riuscivano a dare voce e descrizione. Credo che diventare consapevoli ed esprimere un’emozione sia un bel passo per viverla meglio. In “Vita che scorre” si trovano un po’ a tutto tondo quelle di parti fondamentali della mia vita, come il viaggiare esteriore e interiore e appunto la salute, che in questo momento è un tema così centrale per tutti noi.

C’è un altro libro a cui sei particolarmente legata, anche non tuo? E perché?

Sarebbe ipocrita far passare avanti i libri altrui alle mie creature di carta, anche se ci sono tantissimi libri a cui sono legata e si potrebbe fare un lungo elenco; il titolo che mi chiedi è quindi il mio libro precedente a “Vita che scorre”, la raccolta di racconti “Mini etologia della fauna maschile ed altre storie. Racconti conditi con un pizzico di ironia” del 2018. Questa raccolta, oltre al saggio comico da cui prende il titolo, comprende racconti su varie tematiche, come amore, famiglia, fantascienza, fiabe e punti di vista, mostrando una parte rappresentativa della mia prosa. È nata dalla richiesta degli amici di leggere i miei racconti senza dover spaziare in più antologie ed è stato per ora la mia unica esperienza di self publishing, mi sono fatta anche la copertina! Scrittrice, editor ed editrice di me stessa, esperienza interessante.

Qualche riconoscimento, anche personale, di cui vai fiera?

O mamma che domanda difficile! Beh siccome mi piace essere dissacrante posso dirti che ultimamente sono andata fiera di un bellissimo premio fatto e dipinto a mano su legno da appendere all’albero di Natale, che rappresenta un pesce della famiglia degli Oranda, vinto con due racconti sui pesci postati sul gruppo Facebook degli Oanda. C’è chi vince il Calvino e chi il premio Oranda!

Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi?

Credo che purtroppo il livello culturale generale inteso come trasmissione educativa e professionale sia molto calato, dando precedenza alla specializzazione ma meno alla visione e apertura d’insieme. Un po’ una robottizzazione dell’essere umano per renderlo sempre più consumatore e produttore omologato, come ho indicato nel mio racconto distopico “Procedure o meglio step” o nella poesia “La ruota” di “Vita che scorre”, mentre la cultura in senso lato, non solo nozionistico, l’apertura mentale, lo spirito critico e l’elaborazione personale della realtà sono sempre più necessari e importanti per non ritrovarsi del tutto in “1984” di Orwell, sempre più vicino. Non ho molto fiducia nel sistema, ma credo e stimo i singoli eroi che nonostante tutto portano avanti la cultura con la C maiuscola.

Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?

Ho un rapporto un po’ conflittuale con la mia città: ne apprezzo la bellezza, l’arte, lo spirito arguto e l’internazionalità, ma allo stesso tempo mi sta stretto un suo certo provincialismo e l’indugio sul Rinascimento: a volte sembra che artisticamente ci siamo fermati lì… Ho desiderio di evasione per vedere altro, ma anche di ritorno come luogo familiare. La mia ispirazione non ha fonti precise, parte dove e quando vuole, per cui non saprei dirti se vivo Firenze come fonte d’ispirazione.

Cosa pensi della collaborazione e della condivisione tra artisti e scrittori?

Penso che sia una cosa bellissima, perché l’arte è l’espressione dell’essere umano, che in quanto animale sociale comunica a suo modo con gli altri in un processo di grande arricchimento reciproco. L’integrazione, lo scambio e la condivisione di arte in varie forme è sempre fonte di grande bellezza ed il fatto che adesso siamo così limitati nell’incontro e nello scambio di grande frustrazione.

Parlando dei tuoi scritti ricordi un passo a memoria? Come mai proprio questo?

Mi ricordo questa poesia di “Vita che scorre” perché mi descrive:

Alice dentro”

Scelgo lo stregatto, il brucaliffo e il cappellaio matto.

Mi dispiaccio per il bianconiglio e disprezzo

la regina di cuori e il suo mazzo coi fiori.

Dalla lente delle meraviglie guardo la realtà,

con il paraocchi dei cavalli mi difendo dalle vanità.

Scelgo di vivere il mio paese tra gli ignoti

evado dalle star e dai loro giochi.

Chi sono i tuoi riferimenti letterari o artistici in generale?

Come scrittori contemporanei amo i sud americani: Amado, Sepulveda, Vargas Llosa, lo humour inglese di David Lodge, Mc Ewan (Solar), la fantascienza di Asimov, la fantasia reale di Stefano Benni, singoli libri di altri autori, mi viene in mente “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza ad esempio o “Orlando” di V. Wolf, come poeti Ungaretti, Quasimodo, la Merini, mi piace anche Catalano, ma se lo dico agli Affluenti mi sparano e epurano dal loro gruppo! Più tanti amici scrittori e poeti meno noti, ma non meno validi. Amo, poi, la pittura dagli impressionisti a Klimt, la De Lempika, Frida Kahlo, ovviamente Van Gogh, Chagall, ecc. mi piace il colore, la pennellata densa. Per la scultura mi vengono in mente per primi Canova e i prigioni di Michelangelo, a mio parere più moderni del David. Mi piace il periodo Liberty e Art Nouveau. Amo infine l’archeologia, fin da piccola ho visitato templi, mosaici, rovine e musei archeologici in tutto il mondo. Da piccina sbuffavo, ma nel tempo ho imparato ad apprezzare e adesso ricordo con piacere anche quanto mi hanno fatto vedere i miei genitori allora.

Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?

Sia da pubblico che da apprendista un ottimo rapporto, andavo spessissimo a teatro e mi manca tanto in tutte le sue forme. Ho fatto anche corsi di improvvisazione e teatro tradizionale, nonché con il Gruppo Scrittori Firenze ho partecipato alla stesura e interpretazione di due testi uno comico e uno per l’Eredità delle Donne e alla scrittura di un monologo su Rita Levi Montalcini, sempre per l’Eredità delle Donne. Da apprendista mi diverto più a improvvisare, o almeno a stare un po’ sulla Commedia dell’Arte, perché sono pigra e imparare i copioni a memoria, soprattutto non scritti da me è una gran fatica e poi a volte nelle battute precostituite e da interpretare come dice il regista mi sento un po’ stretta. Mi piace fare un po’ come mi pare insomma, dare libera espressione. Mi auguro moltissimo che presto teatri e cinema possano riaprire perché oltre all’enorme danno economico per chi vive di queste attività è una gran perdita per tutti. Non ci si ciba solo di alimenti organici.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente una nuova raccolta di poesie, visto che ne ho già una ventina in attesa di trovare la loro strada, una rubrica online per la biblioteca Palazzuolo Strada Aperta che sto progettando e bene sarebbe rimettere mano anche al romanzo fermo da un po’, ma in tempo di COVID quello per ora non mi riesce, in quanto la questione non è solo il tempo fisico, ma la predisposizione mentale adatta.

Eleonora Falchi irradia gioia nel vivere e vita nello scrivere.

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