E se il Teatro fosse il canale più opportuno per assorbire i dubbi e le incertezze che ci assillano nei tempi odierni?
La riapertura dei teatri (nello specifico, del Teatro Carignano di Torino), nelle drammatiche circostanze che stiamo vivendo, non può essere caratterizzata dalla rassegnazione, da una muta accettazione di un distanziamento sociale che lentamente concede una vicinanza appena maggiore, da una meschina riduzione dei posti in platea che la fa apparire come un arcipelago di isole distanti. Eppure, non può essere diversamente.
Instant Theatre di Fausto Paravidino – dramaturg residente del Teatro Stabile di Torino – non concede alcuna rassegnazione ai fatti assodati; ne approfitta piuttosto per riflettere, anzi per fare in modo che il Teatro si rifletta addosso. Nelle condizioni precarie di un lockdown che si schiude timidamente, Instant Theatre ironizzo sull’implicito distanziamento sociale che l’Informazione genera, tra gli individui e la società, da quando esistono i quotidiani.
Leggere il giornale per conoscere i fatti, lo stato delle cose, sembrerebbe equivalere al guardare un palcoscenico per conoscere la verità, estraendola dalla finzione: il sottotesto polemico di Paravidino e della sua compagnia (con lui sul palco Maria Teresa Berardelli, Irene Petra Zani, Marianna Folli, Marta Malvestiti e Daniele Natali) non risparmia il mestiere del giornalista, sia che questi lavori con la carta stampata o con le riprese del telegiornale. Ma non risparmia neanche il Teatro, se visto soltanto come frivolo intrattenimento.
Le scenette semi-improvvisate, ispirate a fatti di contingente attualità, spogliano la realtà (la società, la verità) come se bastasse attraversare le quinte e scoprire chi si nasconde dietro la maschera di un personaggio. La realtà denudata ci si mostra quindi nel suo aspetto più assurdo e grottesco, quell’aspetto che l’Informazione, polemizzano Paravidino e compagnia, si guarda bene dal far apparire.
Ne risulta un’immagine del giornalismo come di un’istituzione che improvvisa l’informazione, al pari di un Teatro che diverte gli spettatori senza alcuna pretesa di profondità introspettiva (e anzi proteso al divertimento viscerale); osservando meglio, però, Instant Theatre ha perfino una morale: la finzione, in quanto feticcio e simulacro del vero, dovrebbe essere riconosciuta come un canale fondamentale per la comprensione della realtà.