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Memorie di Adriano

Dal 5 al 10 novembre al Teatro della Pergola, Fiirenze

Memorie di Adrianoproduzione Teatro Ghione, Fondazione Teatro della Toscana

con il contributo del Teatro Olimpico di Vicenza

da Marguerite Yourcenar

con Federico Ruiz, Evelina Meghnagi, Arnaldo Vacca, Cristiano Califano

coreografie Eric Vu An

costumi e allestimento scenico Lorenzo Cutùli

multivisioni Francesco Lopergolo

regista assistente Ferdinando Ceriani

regia Maurizio Scaparro

Durata: 1h, atto unico.

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Al Teatro della Pergola di Firenze, da martedì 5 a domenica 10 novembre, Maurizio Scaparro dirige Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar con Pino Micol e, di nuovo, ci aiuta a riflettere sul nostro momento storico, indicandoci forse uno spiraglio di speranza.

Dopo il grande successo della storica edizione con Giorgio Albertazzi – afferma Scaparro – sento la necessità di riproporre Memorie di Adriano in un nuovo allestimento, che rilegge da angolazioni nuove e diverse la storia dell’Imperatore. A dargli voce e corpo, in una sua personalissima interpretazione, uno dei più grandi attori italiani: Pino Micol”.

L’Imperatore Adriano è più di un uomo, è l’immagine o, meglio, il ritratto di ciò che noi siamo oggi, nelle sue parole ritroviamo le radici del pensiero occidentale e della nostra storia. In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, questa immaginaria autobiografia epistolare, intensa e suggestiva, è più attuale che mai. Si legge infatti nel testo: “Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole. E se i Barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad adottare molti nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci”.

Al debutto in prima nazionale, lo spettacolo vede in scena anche Federico Ruiz, Evelina Meghnagi, Arnaldo Vacca, Cristiano Califano. Le coreografie sono di Eric Vu An, i costumi e l’allestimento scenico di Lorenzo Cutùli, le multivisioni di Francesco Lopergolo. Una produzione Teatro Ghione, Fondazione Teatro della Toscana, con il contributo del Teatro Olimpico di Vicenza.

Due grandi protagonisti del teatro italiano ridanno luce sulla scena all’Imperatore Adriano, vissuto nel I secolo d.C. e restituito a nuova vita dalle pagine di Memorie di Adriano, scritto da Marguerite Yourcenar dopo trent’anni di intenso lavoro (il libro è del 1951, ma fu concepito dall’autrice nei primi anni ’20). Maurizio Scaparro dirige Pino Micol in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze, da martedì 5 a domenica 10 novembre, in un progetto iniziato nel lontano 1989 con Giorgio Albertazzi e la prima assoluta nella Villa Adriana di Tivoli. Una produzione Teatro Ghione, Fondazione Teatro della Toscana, con il contributo del Teatro Olimpico di Vicenza.

Conservo un ricordo chiaro di quell’allestimento – ricorda oggi Pino Micol ad Angela Consagra sul foglio di sala – ma per questo spettacolo in particolare mi sono dovuto affidare esclusivamente a quello che è il mio universo di emozioni. Se avessi fuso le due interpretazioni, quella di Giorgio Albertazzi e la mia, forse mi sarei un po’ perso… Ho preferito affidarmi alla mia sola sensibilità, per tentare di dare un risultato che sia perlomeno coerente con quello che sono e con la mia anima”.

Memorie di Adriano è una lunga, profonda lettera dell’Imperatore che “incomincia a scorgere il profilo della morte”, un testamento spirituale e un’immaginaria autobiografia per il diciassettenne Marco Aurelio che Adriano ha scelto per succedergli. “Poco a poco – si legge – questa lettera cominciata per informarti dei progressi del mio male è diventata lo sfogo di un uomo che non ha più l’energia necessaria per applicarsi a lungo agli affari di stato; la meditazione scritta d’un malato cha dà udienza ai ricordi. Ora, mi propongo ancor di più: ho concepito il progetto di raccontarti la mia vita”. Elaborato tra il 1924 e il 1929, quando aveva tra i 20 e i 25 anni, ancora 20 anni dopo Yourcenar confessava di affondare “nella disperazione della scrittrice che non scrive”. Anni di ricerche, di viaggi nei luoghi di Adriano, di esperienze personali, di dubbi anche sulla forma “per molto tempo, immaginai il lavoro sotto forma d’una serie di dialoghi, ma sotto tutte quelle grida, la voce di Adriano si perdeva” e infine la forma definitiva di Memorie di Adriano nel 1951.

Interviene Micol: “Nel romanzo si delinea la storia di un uomo glorioso, un imperatore stupendo che è anche un poeta, amante delle arti e della socialità, vicino ai desideri del popolo: una figura memorabile, anche se noi non sappiamo se nella realtà lui fosse davvero così fino in fondo. È l’immaginazione dell’autrice che ci ha trasmesso questo ritratto ideale – prosegue l’attore – e io credo che dietro a questo personaggio si celi proprio lei stessa. Marguerite Yourcenar ha voluto regalare al mondo, attraverso il suo libro, un grandissimo messaggio di speranza e di bellezza”.

C’è una frase di Flaubert che, probabilmente, meglio di tutte spiega il fascino immortale del protagonista: “Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”. Prima e unica eletta tra gli immortali della Académie Française, la scrittrice è riuscita a unire letteratura, filosofia, storia e poesia. Ripercorrendo la vita di un uomo di stato che ha precorso i tempi, di un uomo che ha profondamente amato la cultura e la bellezza delle arti, Yourcenar, con una capacità letteraria quasi inarrivabile, ha regalato al mondo un’opera senza tempo. In scena troviamo anche Federico Ruiz, Evelina Meghnagi, Arnaldo Vacca, Cristiano Califano. Le coreografie sono di Eric Vu An, i costumi e l’allestimento scenico di Lorenzo Cutùli, le multivisioni di Francesco Lopergolo.

Adriano è stato il mio compagno di viaggio – racconta Pino Micol – per tutta l’estate scorsa, in un incontro e un’analisi continua. È difficile assorbire tanti concetti soltanto affidandosi alla propria sensibilità, occorrono attenzione e impegno. A questo punto credo di poter dire di aver fatto miei tutti questi pensieri: è come se le parole mi appartenessero, in qualche modo, in maniera totale. Sono arrivato a scoprire, e allo stesso tempo condividere, l’idea narrativa che sta alla base del romanzo della Yourcenar”.

Accanto alla figura politica c’è infatti sempre l’uomo con le sue passioni, i suoi amori, i suoi dolori e i suoi lutti, l’amicizia profonda e il rispetto per l’umanità.

Memorie di Adriano – conclude Micol – si chiude con una frase straordinaria: «Cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti», e questa affermazione è di un’importanza enorme: dobbiamo acquistare consapevolezza e capire che la vita va vissuta a fondo, centellinata fino all’ultima goccia, nella speranza che sempre ci riservi qualche sorpresa positiva”.

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LA VITA CHE PARLA

intervista a Pino Micol di Angela Consagra dal foglio di sala

Memorie di Adriano, lo spettacolo che interpreta in questa stagione teatrale, quali intimi ricordi racconta in scena?

Sono le memorie raccolte e scritte sulla pagina da una donna straordinaria, una figura femminile dalla sensibilità estrema, Marguerite Yourcenar. Attraverso le parole dell’Imperatore Adriano questa autrice meravigliosa ha voluto esprimere tutto quello che il suo mondo interiore nascondeva, servendosi del racconto insito nel libro – la Yourcenar immagina che Adriano scriva una lunga lettera nella quale, in un modo del tutto nuovo e originale, l’Imperatore romano parla della sua vita pubblica e privata – per dare delle indicazioni personali, non dico sulla felicità, ma almeno sulla ‘sopportabilità’ della vita. Nel romanzo di Marguerite Yourcenar si delinea la storia di un uomo glorioso, un imperatore stupendo che è anche un poeta, amante delle arti e della socialità, vicino ai desideri del popolo: una figura memorabile, anche se noi non sappiamo se nella realtà lui fosse davvero così fino in fondo. È l’immaginazione dell’autrice che ci ha trasmesso questo ritratto ideale, e io credo che dietro a questo personaggio si celi proprio lei stessa. Marguerite Yourcenar ha voluto regalare al mondo, attraverso il suo libro, un grandissimo messaggio di speranza e di bellezza”.

Come interprete, si avverte la responsabilità di dover dire sulla scena dei pensieri così profondi?

Non bisogna pensarci mai… Se ti soffermi anche soltanto un attimo a riflettere su ciò che sei chiamato a comunicare sul palcoscenico, ti senti inevitabilmente inadeguato. Però, io ho dedicato molto tempo allo studio di questo personaggio: Adriano è stato il mio compagno di viaggio per tutta l’estate scorsa, in un incontro e un’analisi continua. È difficile assorbire tanti concetti soltanto affidandosi alla propria sensibilità, occorrono attenzione e impegno. A questo punto credo di poter dire di aver fatto miei tutti questi pensieri: è come se le parole mi appartenessero, in qualche modo, in maniera totale. Sono arrivato a scoprire, e allo stesso tempo condividere, l’idea narrativa che sta alla base del romanzo della Yourcenar”.

Quale messaggio di speranza Memorie di Adriano trasmette al pubblico?

È un messaggio di impronta leopardiana, che riconosce la vita come foriera anche di tante disgrazie e dolori… Ma la nostra esistenza è composta da una serie di esperienze, talmente uniche, che valgono comunque la pena di essere vissute. Bisogna non smettere mai di sperare, anche nei momenti più violenti ed estremi che la vita ci chiede di fronteggiare. Il testo della Yourcenar si chiude con una frase straordinaria: «Cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti», e questa affermazione è di un’importanza enorme: dobbiamo acquistare consapevolezza e capire che la vita va vissuta a fondo, centellinata fino all’ultima goccia, nella speranza che sempre ci riservi qualche sorpresa positiva”.

Non bisogna dunque mai darsi per vinti…

Mai, fino all’ultimo istante. Qualcuno in passato ha detto che l’esistenza di un essere umano non può considerarsi felice senza aver visto prima come sarà la sua morte… Ecco, Marguerite Yourcenar, con questo romanzo, afferma il contrario: anche nell’istante in cui si sta per morire è necessario restare con gli occhi ben aperti perché la vita non smette mai di sorprenderti. E io trovo che questo sia il messaggio in assoluto più intenso da comunicare al pubblico”.

Per la sua costruzione del personaggio ha tenuto presente la storica interpretazione che Giorgio Albertazzi, sempre con la stessa regia di Maurizio Scaparro, ha portato avanti in passato durante lunghe tournée?

Avevo visto una sua interpretazione circa trent’anni fa, a Villa Adriana, quindi nella location ideale per ambientare questo testo. Sentire le parole di Adriano pronunciate nella villa dove lo stesso Imperatore è vissuto, costituisce un’esperienza indimenticabile e unica. Conservo un ricordo chiaro di quell’allestimento, ma per questo spettacolo in particolare mi sono dovuto affidare esclusivamente a quello che è il mio universo di emozioni. Se avessi fuso le due interpretazioni, quella di Giorgio Albertazzi e la mia, forse mi sarei un po’ perso… Allora ho preferito non riguardare le passate edizioni, e non lo farò finché non avrò esaurite le repliche del mio Adriano, proprio per non rischiare di confondere i due diversi piani intellettuali. Ho preferito affidarmi alla mia sola sensibilità, per tentare di dare un risultato che sia perlomeno coerente con quello che sono e con la mia anima”.

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Biglietti Teatro della Pergola

Intero

Platea 37€ – Palco 29€ – Galleria 21€

Ridotto Over 60

Platea 33€ – Palco 26€ – Galleria 18€

Ridotto Under 26

Platea 22€ – Palco 18€ – Galleria 13€

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Biglietteria

Via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.

Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30.

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